TRAMA
1867: i minatori di Denver finiscono il whisky. Disperati, contattano un affarista repubblicano che si mette subito in marcia per consegnarne 40 carri pieni, richiedendo la scorta dell’esercito: contro di lui, gli indiani assetati di acqua di fuoco e il movimento femminile per la Temperanza.
RECENSIONI
Scanzonata commedia western (da un romanzo di William Gulick, quello di Là dove Scende il Fiume) che applica al cinema di frontiera le schermaglie della guerra fra sessi. Il cinema western, però, è un genere epico che digerisce la parodia (vedi Mel Brooks) e incespica nella commedia: qui ci sono anche le “aggravanti” del musical (le suffragette cantano sempre e l’Italia, purtroppo, doppia tutto) e di una sporadica comicità slapstick (tutte le macchiette degli indiani, fra cui, ingobbito, uno spassoso Martin Landau). Giunti a questi limiti, John Sturges avrebbe dovuto osare di più in ferocia e deformazione grottesca. Ciò non toglie che il racconto sia spassoso in qualità di facezia alla Whisky a Volontà e nel momento in cui si trasforma in sineddoche della società moderna, fra governo che comanda in nome della Legge (l’esercito di Burt Lancaster), capitalisti (la società di trasporti di un Brian Keith che ripete “Sono un contribuente repubblicano, io!”), lavoratori in sciopero (i carrettieri irlandesi), minoranze che espongono i loro certificati di buona condotta (gli indiani) e donne moralizzatrici che, manco a dirlo, vinceranno su tutta la linea, in un’impalcatura fondata sulla mascolinità esibita e messa in crisi dalla determinazione e scaltrezza infingarda femminile. Attori superlativi, impianto spettacolare con laboriosi numeri di stunt che, però, perdono incisività nella rincorsa della gag e in un film oltremodo lungo, sia nella versione originale da 165’, sia in quella italiana da 150’.