
TRAMA
Un ragazzino, malato terminale, stringe amicizia con l’anziano Mr. Rice che, una volta morto, gli lascia in “eredità” un percorso formativo in stile caccia-al-tesoro.
RECENSIONI
David Bowie, nel ruolo di Mr. Rice, popola ancora le fantasie della verde età, sospeso fra realtà e sogno, come in Labyrinth. Stavolta però, è una figura edificante e positiva, una specie di guida spirituale (“Nella vita è importante cosa fai, non quanto tempo hai per realizzare ciò che vorresti fare”: ripetuto fino alla nausea) per un ragazzino ossessionato dall’idea della morte e dall’anormalità. I fan della rockstar resteranno tuttavia delusi: nonostante nei titoli di testa del film-TV sia in cima alla “lista”, Ziggy non fa che comparsate fugaci, mentre il fantasma del suo personaggio aleggia su tutto il percorso di formazione di Bill Switzer (bravissimo), il bambino malato. Fantasma di un sé stesso potenziale è anche il racconto di J. H. Wyman, che replica Amici per Sempre di Peter Horton con varianti di innegabile fascino (poteva giocare magnificamente sul confine fra favola fantastica e messinscena arguta di una mente bizzarra), per poi perdersi definitivamente nello stampo tipicamente televisivo del film per ragazzi, sceneggiato per palati di bocca buona (e non per menti giovani: questo è un alibi che non sta in piedi), oltremodo edulcorato, con un tasso eccedente di commozione posticcia, commenti sonori pietisitici e ammiccamenti ai cliché della giornata/vita tipo di un giovane di famiglia benestante. Ci rifiutiamo di credere che tutti i bambini abbiano un amico ciccione prepotente, genitori “perfetti” (divisi fra amore e castigo), coscienze che si formano in modo evoluzionistico/lineare sull’esperienza. Le sfumature fanno parte della vita e i bambini se ne accorgono prima di quanto crediamo. Non raccontiamogli troppe favole.
