Commedia, Drammatico, Recensione

IL CAVALIERE ELETTRICO

Titolo OriginaleThe electric horseman
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1979
Durata121’

TRAMA

Ex-campione mondiale di rodeo, ora Sonny s’è ridotto a girare a cavallo per Las Vegas, ricoperto di luci, per fare pubblicità ad una ditta di cereali. Quando, però, scopre che il cavallo che monta è stato drogato, molla tutto e fugge.

RECENSIONI

L’altra faccia, contemporanea, di Corvo Rosso non avrai il mio Scalpo: in una delle sue prove migliori, Robert Redford è ancora in fuga dalle storture della civiltà. Il suo cavaliere elettrico è un cowboy genuino, la reliquia di un’altra era che china catatonica il capo all’avanzare del progresso e alla dittatura spersonalizzata del business, quella che ha trasformato l’armonia con la Natura in tecnologia disumanizzante. La parabola ordita dal soggetto è tanto semplice quanto appassionante, a partire dall’ambientazione in una Las Vegas che è luogo parossistico: da un lato, tutti i tratti culturali dell’umanità sono ridotti a immagine ludica a fini consumistici e, dall’altro, è accolto in seno anche un modo di vivere figlio del vecchio West (i ranch). In mezzo a questi due mondi, Sonny è sempre più alienato e, non volendo essere più manipolato, sveste i panni del pagliaccio: in seguito, per contrastare le false proiezioni con cui i capitalisti vogliono sommergere la portata delle sue rimostranze, accetta ancora di proiettare un’immagine di sé alla reporter di Jane Fonda. Lode ai dialoghi di Paul Gaer e Robert Garland (in realtà riscritti da Pollack e dal cast libero di improvvisare) che sanno essere divertenti, arguti nell’analisi della civiltà umana, poetici e nostalgici; lode alla regia di Sydney Pollack che si mette al servizio degli attori per stagliarli in una drammaturgia trascinante. Come anomalo dramma esistenziale ha un precedente in Solo sotto le Stelle con Kirk Douglas, incentrato su di un cowboy solitario/perso fra le città moderne. Canzoni di Willie Nelson, per la prima volta ingaggiato anche come attore nel ruolo di Wendell Hickson.