TRAMA
Quattro universitari fuori corso conviventi: uno sposato che si fa la cognata, un altro innamorato della star di un fotoromanzo, il terzo possessivo nei confronti della sorella, l’ultimo aspirante comico.
RECENSIONI
Il viscido, il tipico meridionale, l’artistoide e quello normale e pacifico (Pieraccioni, con modestia): quattro tipi(ci) messi ad interagire anche per agevolare la struttura a bozzetti e cercare risata ed affetto delle platee, con successo, dato che il piccolo film d’esordio di Leonardo Pieraccioni è stato uno sleeper della stagione, trasformando il suo autore in un appuntamento al cinema immancabile per lo spettatore medio. Il merito più grande dell’opera sta nella spontaneità (figlia dell’autobiografismo, persa da Pieraccioni nelle ruffiane opere successive) con cui è riuscita a fotografare una realtà comune a molti trentenni italiani perennemente fuoricorso, single, in parcheggio, non più ragazzi e non ancora uomini (è il nostro Generazione X?). Ex-cabarettista e cantante, Pieraccioni non inventa nulla di nuovo: una commedia nostrana più vicina a quella scollacciata anni settanta (quando balla, pare imitare proprio Lino Banfi) che a quella di Risi & co. Soprattutto, tipica comicità toscana e non è un caso che alla sceneggiatura ci sia Giovanni Veronesi, vero comune denominatore di una generazione di comici/registi di quella regione: ogni tanto, sembra di assistere alle gag di Francesco Nuti o di rivedere le bischerate di Monicelli, e Pieraccioni è stato collaboratore di Alessandro Benvenuti. Se la comicità non sempre va a segno e il messaggio tiepidamente propinato (per prendere in mano la propria vita con più responsabilità) è poco sentito, il film è però simpatico e abbastanza divertente, volutamente senza pretese, anche se alza un poco il tiro quando filosofeggia sulle amarezze della vita e si schiera con i “normali” (divieto assoluto di pratiche sessuali anomale: a tre o sadomaso), prendendone le (anonime) forme, attirando al cinema una schiera di simili in vena di identificazione. I bravi protagonisti, nella finzione, usano tutti i propri veri nomi.
