Commedia, Recensione

HOTEL (2001)

NazioneGran Bretagna
Anno Produzione2001
Genere
Durata93'

TRAMA

Una troupe si installa in un hotel veneziano per girare un film, ma nell’albergo si respira un’aria inquietante.

RECENSIONI

Embhè?

Immaginiamo un gruppo di artisti intellettuali annoiati dall’ampiamente rodata espressività del mezzo cinematografico che decidono di buttarsi in un progetto sperimentale. Il risultato è “Hotel” di Mike Figgis. Il discontinuo regista inglese ha riunito nell’albergo Hungaria del Lido di Venezia una quarantina di attori, perlopiù famosi, dopo avere loro inviato, tramite posta elettronica, un trattamento di massima a cui attenersi. Nessuna monolitica sceneggiatura quindi, ma un vero e proprio lavoro di gruppo, maturato giorno dopo giorno attraverso visioni collettive del girato, discussioni e conseguenti decisioni prese in comune. L’abbozzo di storia imbastito prevede una troupe cinematografica ospite a Venezia in un albergo in cui avvengono strani incidenti. Il fine è quello di girare in stile Dogma “La Duchessa di Amalfi”. Ma la storia del film nel film (che novità!) è solo un pretesto per consentire agli attori di esprimersi al di là delle rigide battute di un copione. Secondo le intenzioni di Figgis, il tentativo di filmare la verità di un attimo sfruttando le potenzialità del mezzo digitale. Nel risultato, un guazzabuglio non privo di inventiva, con momenti riusciti ma senza la sufficiente ironia per trasformarlo da prodotto elitario, utile unicamente a chi vi ha partecipato, a vera e propria esperienza cinematografica. Senza l’appeal dei divi che hanno aderito al progetto, infatti, il film perderebbe qualsiasi attrattiva. Anche il digitale viene spremuto nelle sue più inflazionate varianti: sgranature, traballante macchina da presa a mano, effettacci. Non manca il “must” di Figgis: lo “split-screen”, che seziona parti del racconto in quattro simultanee porzioni di schermo; scelta ormai usurata ma utilizzata perlopiù con efficacia. Quanto agli attori, Salma Hayek e Lucy Liu si godono la vacanza italiana con divertimento, Laura Morante conferma le sue doti espressive pur confinata nel mutismo del suo ruolo, Valentina Cervi si prende un po’ troppo sul serio, Burt Reynolds e Ornella Muti paiono di passaggio, Valeria Golino si doppia in modo terribile, Stefania Rocca si spoglia con credibilità, Chiara Mastroianni pensa di essere una “dark lady” ma suscita ilarità involontaria, Fabrizio Bentivoglio vaneggia per pochi minuti, John Malkovich fa se stesso, mentre David Schwimmer, Saffron Burrows e Rhys Ifans credono nel progetto e si sperimentano con convinzione. Apprezzabile nelle intenzioni, all’inizio il film si segue con curiosità, ma quando la grevità prende il sopravvento la cifra stilistica diventa insopportabile. Forse anche i “divi” dovrebbero capire che non tutto ciò fanno o dicono può suscitare interesse.