TRAMA
Notte di Halloween 2019: il babysitter improvvisato Corey Cunningham viene ingaggiato dalla famiglia Allen per occuparsi del piccolo Jeremy ma la serata finirà. in tragedia. Tre anni dopo..
RECENSIONI
Halloween Ends, come da titolo, chiude la trilogia di David Gordon Green e presumibilmente la saga tutta (13 capitoli totali). Non esattamente in bellezza. Il sequel travestito da reboot del 2018 aveva il suo perché e la sua ragion d’essere: ripartire dal primo capitolo, giocando sullo iato quarantennale dentro e fuori la diegesi, per ripulire il mito da qualche goffaggine introdotta forse con troppa fretta (il legame fraterno tra Michael Myers e Laurie Strode, introdotto in Halloween II) e tornare, con una certa eleganza anche formale, alle origine dello slasher in purezza. Kills mostrava già i primi segni di cedimento, riassumibili in una eccessiva politicizzazione da horror impegnato (la cittadina/folla inferocita metafora di una società becera e violenta) con conseguente smarrimento della basica – e per certi versi misteriosa – efficacia dello slasher in purezza di cui sopra. E una esplicitazione meta- non certo nuova ma interessante: Michael Myers continuerà a rialzarsi finché ci sarà la paura a nutrirlo, ossia finché la gente continuerà ad avere interesse per quel (tipo di) film/cinema. Ends però sbraca, sbanda e deraglia.
Dopo un incipit (inat)teso e sorprendente (ed efficace) da svariati punti di vista, compreso quello registico, il film si avvita rapidamente su se stesso e non sembra capace di chiudere i due cerchi concentrici che aveva l’ardire di chiudere (il micro – il film – e il macro – la serie tutta -), finendo per (non) risolversi in un sostanziale pasticcio. Dice, non dice, si contraddice e va alla deriva senza una meta precisa: Michael Myers è sempre Il Male o è un male invecchiato (male)? Corey rappresenta(va) “il Male (che) non muore, cambia forma” di cui scrive Laurie nel finale o si era semplicemente travestito (rectius: mascherato) da Michael Myers? La sua parabola del solito ghettizzato-bullizzato-che-si-ribella-e-diventa-il-mostro-che-gli-altri-vogliono-che-sia non è comunque un’ovvietà contraddittoria e banalizzante, rispetto alla visione del Male (assoluto e ingiustificato) che dovrebbe emergere dalla saga? La folla che va ad assistere alla triturazione del corpo di Michael Myers è la stessa, esecrabile folla metaforica di Kills o l’incarnazione di una legittima e catartica sete di giustizia/vendetta? Che significato dare all’ultima inquadratura con protagonista la maschera di Michael Myers nel salotto di casa Strode? Finale/meta-finale aperto come da tradizione slasher anni ’80?
Si potrebbe andare avanti, ovviamente, a enucleare le goffe contraddizioni, o le semplici vaghezze, in cui incorrono i quattro sceneggiatori di Halloween Ends ma sarebbe pleonastico. Quello di David Gordon Green è un film confuso, che sembra voler dire tanto ma finisce per non dire niente e, sequenza di apertura a parte, lo fa con meno inventiva registica – anche solo coreografica (le uccisioni) – rispetto ai primi due capitoli di questa nuova trilogia. Halloween si meritava di finire meglio.