Poliziesco, Thriller

FUORI CONTROLLO

Titolo OriginaleEdge of Darkness
NazioneGran Bretagna/U.S.A.
Anno Produzione2010
Durata126'
Fotografia
Montaggio

TRAMA

La figlia del detective Craven viene assassinata davanti ai suoi occhi. Comincia un’investigazione “privata” con finalità (e conseguenze) per nulla imprevedibili…

RECENSIONI

Thriller fantapolitico con drammi umani e sociali incorporati, Fuori Controllo è, più o meno, il film che ti aspetti. Compatibilmente con le esigenze di un plot intenzionalmente arzigogolato, i personaggi sono inquadrabili con ottima approssimazione a pochi secondi dal loro ingresso in scena, così come prevedibili paiono i pur procrastinati twist narrativi e ovvie le implicazioni socio-politiche, in chiave anti-multi-nazionale. Ma c’è anche dell’altro.
Intanto c’è l’esperto di reboot bondiani Martin Campbell (Goldeneye, il notevole Casino Royale) che, alle prese col remake condensato dell’omonimo serial 80s da lui stesso diretto, toglie inaspettatamente il piede dall’acceleratore action (genere già praticato in purezza: Vertical Limit), dà potere alla sceneggiatura e alla parola e offre il meglio di sé in brusche, efficaci impennate emotive, dove l’effetto sorpresa sfugge alla logica del “fine a se stesso” (l’omicidio di Emma Craven, l’incidente doloso nel quale perde la vita l’amica di Emma).
Poi c’è la sceneggiatura di Monahan, che non solo si conferma il solito a(ma)bile paraculo (Le Crociate, Nessuna Verità), ma tenta anche la carta dello svolazzo teorico. Se infatti la sua capacità di zigzagare tra temi forti senza che nessuno si offenda è nota [qui abbiamo soprattutto una Vendetta politicamente (s)corretta e una politica corrotta al servizio di multinazionali criminali], meno prevedibili ci sembrano gli innesti esplicitamente metatestuali. Tutto il film, come si scriveva in apertura, è spesso così classico da rasentare l’omaggio, ma è il personaggio di Ray Winstone, Jedburgh, a gettare la maschera per spiegarci il giochino: il suo fare mefistofelico da Master of Puppets, il suo eloquio sentenzioso, con tanto di uso del latino, sono tutti indizi che diventano prove allorquando il nostro esplicita il suo ruolo. “Lui” è quello che confonde le acque, che taglia i collegamenti tra A e B, è, insomma, a onor del Genere, il meta-personaggio che ingarbuglia il plot.
Infine, c’è il ritorno di Mel Gibson sul luogo del delitto recitativo mainstream, in una versione crepuscolare e seriosa di Arma Letale et similia, dopo che la sua carriera di integrata star hollywoodiana era stata offuscata da un 1-2 soloregistico piuttosto eccentrico (La passione di Cristo, Apocalypto). Il che basta e avanza a smerciare Fuori Controllo come “il nuovo film di Mel Gibson”, secondo una consolidata logica divulgativo/cinematografica che incorona l’Attore a Fattore del film e che però, stavolta, assume preterintenzionalmente nuovi sapori e nuovi significati (dei quali ci importa poco o nulla, ma potrebbe essere un problema solo nostro).