TRAMA
A capo del sindacato e invischiato con la criminalità, Johnny Friendly spadroneggia nella zona portuale di New York. Terry Malloy, ex-pugile ora lavoratore portuale, è un suo strumento ma una ragazza e un prete gli aprono gli occhi.
RECENSIONI
Basata su di una serie di articoli sulla zona portuale di Hoboken, New Jersey, per cui il giornalista Malcolm Johnson vinse il Premio Pulitzer nel 1949, è fra le più potenti e realistiche opere di denuncia e impegno civile di Elia Kazan: il regista riprende nei luoghi originali, lo sceneggiatore Budd Schulberg consegna un testo basato su ricerche sul campo e interviste ai protagonisti. Un noir “sociale”, innervato dalle traiettorie del film criminale e del melodramma, che rompe con la tradizione per il totale controllo del regista, la scelta di girare in esterni e di mischiare, in modo inedito, vari registri: ebbe successo di pubblico e di critica, e vinse otto Oscar (fra cui regia, Marlon Brando, Eve Marie Saint al debutto, la contrastata e invernale fotografia di Boris Kaufman, la sceneggiatura di Budd Schulberg). Facendo di un delatore l’eroe della pellicola, il regista si prese una sorta di rivincita su “Il Crogiuolo” di Arthur Miller, ispirato anche alle azioni di Kazan che assecondarono la ‘Caccia alle Streghe’ comuniste. Straordinaria l’interpretazione di Brando, piena di contraddizioni a specchio di un tormento interiore e spesso improvvisata con il beneplacito del regista. A suo modo, il film è quasi gemello e contraltare di Il Vessillo Rosso (1934) di Michael Powell: realismo simile, denuncia dissimile (Powell si scagliava contro i sobillatori fra gli operai, Kazan contro il marcio che c’era nei sindacati).
