Fantascienza, Recensione

CYPHER

Titolo OriginaleCypher
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2002
Durata95'
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Morgan Sullivan viene assunto dalla Digicorp per spiare la tecnologia della Sunway, un’azienda rivale. Ma si accorge di un’affascinante ragazza che lo segue e scopre che…

RECENSIONI


Nel 1998 gli italici (grandi) schermi furono scossi da un piccolo film capace di riempirci gli occhi: CUBE di Vincenzo Natali, un gioiello tanto intricato e labirintico che si faticava a trovare l’uscita della sala dopo la proiezione. Uno di quei prodotti indipendenti sempre in bilico tra gli osanna e la diffamazione, il sorriso divertito o il ghigno che reca scritto “è una cazzata”. Ciò che colpiva era lo stile rischioso, limitato ad un’unica location –una stanza del suddetto cubo, plasmata ogni volta per farla apparire diversa-, pronto a giocarsi tutto in disinvoltura rischiando lo splendido flop. Adesso è tornato. L’autore ha raccolto uno squisito script di Brian King (…un altro Charlie Kaufman?) e si è preso tutto il tempo per trasformarlo in pellicola: ne deriva un oscuro ingranaggio sulle aziende-ombra, che poi diventa conspiracy fantascientifica, che poi diventa thriller sull’identità, che poi diventa tante altre cose. Questo il bello: il film non considera definitivo nessun approdo, puntualmente lancia un messaggio cifrato (cypher…) e poi lo smentisce disseminando una marea di impagabili depistaggi. Si troveranno corrispondenze con il FIGHT CLUB di Fincher, ma di fatto se quello si costruiva sull’idea di schizofrenia CYPHER lo supera alla grande con una scrittura perfetta al millimetro, da godere appieno, senza nessuna sbavatura. Il concetto di relatività del reale è ormai diventato un genere ma a Natali non importa e lo rende il suo genere, capace di reinventarlo alla luce delle suggestioni personali: ingrigisce immagini per significare la routine del mero impiegato con valigetta, fino a renderlo artista dello spionaggio e tuffarsi nell’interazione con splendide figure secondarie (la sequenza della Cripta è da antologia). Di più non si può dire per non guastare il piacere della visione. Lucy Liu curvosa femme fatale, Jeremy Northam –una maschera umana di carne e sangue- è ai massimi storici e regala una di quelle interpretazioni che si ricordano nel tempo. Così come questo film: Natali è splendidamente malato –questo già lo sapevamo- ed orgogliosamente stende su celluloide le sue ossessioni, delineando ormai uno stile personalissimo e riconoscibile. Destinato ad essere recuperato in sede di culto.