
TRAMA
Seconda Guerra Mondiale: la scozzese Charlotte è reclutata dai servizi segreti come corriere in Francia, dove il suo amato, nel frattempo, precipita con l’aereo. In un paesino della Repubblica di Vichy, Charlotte conosce un gruppo di partigiani comunisti e accudisce due bimbi ebrei senza genitori.
RECENSIONI
Gillian Armstrong e Cate Blanchett sono australiane e, probabilmente, sono state scelte dalla produzione perché l’eroina del romanzo “La guerra di Charlotte” di Sebastian Faulks è ispirata alla neozelandese, naturalizzata australiana, Nancy Wake: regista e attrice si riuniscono dopo Oscar e Lucinda e sono le principali artefici (insieme allo sceneggiatore Jeremy Brock, esordiente al cinema, in seguito popolare per L’Ultimo Re di Scozia e Ritorno a Brideshead) di questo oltremodo accademico film inglese di dolori e amori in tempo di guerra, dove i chiaroscuri sono banditi e tutto si impoverisce nell’opporre eroi e mostri. L’assunto del racconto: “La guerra ti cambia”. Pochi sussulti, se non per mano del viscido personaggio interpretato da Anton Lesser (il maestro) ed un testo che, sommessamente, critica sia i collaborazionisti sia i vertici inglesi, più interessati ad eliminare i comunisti che i tedeschi. Quel che conta, per Armstrong, è donna-coraggio Charlotte Gray, e il volto che le dona Cate Blanchett, ultima grande diva, bravissima, bellissima perché bravissima, magnetica: contano i moti idealistici di valore ed ardimento del suo personaggio, per quanto posti in secondo piano rispetto all’amore e alla speranza che nasce dal “fare la cosa giusta”. Qualcosa non torna (Charlotte aveva deciso di partire per la Francia prima che l’amato precipitasse, ma dichiara di essere lì solo per lui) in un testo retorico, ma senza urla. Girato a Saint-Antonin-Noble-Val.
