TRAMA
Primi del Novecento: l’inglesina Lucy, accompagnata a Firenze dalla cugina Charlotte, conosce il connazionale George. Tornata in patria, fidanzatasi con un noioso snob, ritroverà il giovane conosciuto in Italia nella sua contea. Il suo cuore da quel momento sarà in subbuglio.
RECENSIONI
L'Italia (come l'India, come Parigi, come tutti i luoghi estranei in cui si trovano ad agire i protagonisti dei film di James Ivory) determina il disorientamento di Lucy Honeychurch, giovane e impetuosa, ma il cui fuoco interiore arde sotto cumuli di cenere (l'educazione, le convenzioni, la ritualistica borghese, il suo dittatoriale codice): gli incanti della penisola la rendono vulnerabile alle sacrosante passioni che la travolgono, innamorandosi di George Emerson, un giovane di altra estrazione, di libero pensiero, impermeabile agli schemi. Lucy, viste crollate le resistenze indotte dal suo ambiente, si affatica per rimetterle insieme una volta tornata nella gabbia natale, ma il nuovo incontro con George la mette ancora a confronto con i suoi sentimenti che stavolta vinceranno.
In Camera con vista Ivory riesce a raccontare della centrale partita della lotta di classe e della lacerazione di una società, delle ipocrisie e convenienze che vanno in corto circuito nell'eterno confronto, tutto anglosassone, tra ragione e sentimento, dietro il paravento educato di una schermaglia amorosa e i toni rassicuranti e squisiti della commedia; il regista (autore spesso tacciato di vuoto formalismo, fredda accademia, cinema per signore, di superficie, del pasticcino secco), di un'imprevedibilità a volte troppo spiazzante perché possa farsi giustizia del suo innegabile talento (si pensi a Schiavi di New York), da sempre interessato al conflitto tra culture e ambienti diversi, trae dal romanzo di Forster, che di questi contrasti ha sempre fatto materia letteraria (quello dei ceti in Casa Howard, Monteriano, Il cammino più lungo, dell'identità sessuale in Maurice, delle etnie in Passaggio in India), il suo capolavoro: un film che obnubila, con l'umorismo, la sua disincantata spietatezza, adattato magistralmente (Ruth Prawer-Jhabvala, che mantiene la struttura a capitoli e la freschezza ingenua del romanzo, un'opera giovanile dello scrittore), recitato superlativamente.
Da amare tutta la vita.