Recensione, Supereroi

BIRDS OF PREY

Titolo OriginaleBirds of Prey and the Fantabulous Emancipation of One Harley Quinn
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2020
Genere
Durata109'
Sceneggiatura
Scenografia

TRAMA

Harley Quinn e il Joker si sono lasciati. Harley decide di rifarsi una vita (spericolata).

RECENSIONI

La rincorsa DC nei confronti della Marvel sta diventando affannosa e fin troppo spudorata. Dal tentativo, con Justice League, di calare l’asso alla Avengers, al contraltare dissacrante Suicide Squad (cfr. I Guardiani della Galassia), all’alleggerimento cool-comico marveliano di Aquaman per arrivare a questo Birds of Prey, che è un po’ (tanto) il “loro” DeadPool, pur mantenendosi complessivamente più edu(l)c(or)ato e meno meta-. La voice over autoconsapevole di Harley Quinn è infatti la stessa di Wade Wilson, così come la volontà di infrangere la quarta parete e di azzardare un po’ di scorrettezza politica e grafica. Restando indietro un po’ in tutto, ma senza privarsi di una sua ragion d’essere. Il film di Cathy Yan è infatti un gradevole calderone pop e colorato, con molti prevedibili ralenties, azione un tanto al chilo, humour onnipresente e una narrazione sconclusionata che però ha l’alibi di essere guidata dalla mente instabile della protagonista, che racconta la vicenda a modo suo, fregandosene (spesso arbitrariamente) dell’ordine cronologico. Moderatamente entertaining, Birds of Prey paga però lo scotto di essere molte cose senza diventarne mai una definita: l’azione c’è ma è ironicamente distaccata, priva di convinzione, la comicità pure, ma a conti fatti si ride poco, gli eccessi sono poco eccessivi e il giochino autoreferenziale rimane, per l’appunto, un giochino.
Una condizione per sua natura limbica, a partire da un titolo incomprensibile ai più (le birds of prey non sono esattamente Superman o Batman, a livello di riconoscibilità), che oltretutto contraddice un po’ il film, la cui protagonista è inequivocabilmente Harley Quinn la quale, a sua volta, si è fatta conoscere al pubblico generalista con un film, Suicide Squad, che non ha lasciato esattamente il segno. Una serie quasi sistematica di scelte sbagliate che fa quasi simpatia, con punte di comicità involontaria come il cambio titolo a mo’ di corsa ai ripari [da Birds of Prey (and the Fantabulous Emancipation of One Harley Quinn) a Harley Quinn: Birds of Prey]. Quello della Yan è, a conti fatti, un film più interessante per quello che ci dice sulla dialettica DC – Marvel che per i suoi effettivi meriti che però, tra un’alzata di sopracciglio e un sorrisetto di sufficienza, gli vanno pure riconosciuti.