TRAMA
Futuro imprecisato: la banda terrorista Acción mutante, composta per lo più da portatori di handicap, se la prende sanguinosamente con i fanatici della salute e del bell’aspetto. Rapisce la figlia di un milionario ma, mentre si dirige verso un altro pianeta, il capo uccide uno a uno i suoi sottoposti per incassare tutto il riscatto.
RECENSIONI
Augustin e Pedro Almodóvar tengono a battesimo, producendo il suo esordio nel lungometraggio, questo talento basco messosi in mostra con il corto Mirindas Asesinas: la sua pellicola, fra The Rocky Horror Picture Show, Arancia Meccanica, Guida Galattica per Autostoppisti, Jodorowsky, Tobe Hooper, Terry Gilliam e Groucho Marx, è diventata giustamente di culto. Álex de la Iglesia, che si è formato nel campo scenografico (iniziando in una Tv basca: qui se la prende moltissimo con l’universo restituito dal piccolo schermo), fa di ogni quadro un tripudio di decorazioni e costumi camp-immaginifici, cominciando con l’eccidio di una coppia in stile Banda dei Drughi, passando per il desco in tugurio con famiglia inquietante alla Non Aprite quella Porta, per finire in una sparatoria splatter in un bar intergalattico. A colpire, a parte il talento creativo in scene sempre debordanti per décor, è il registro demenziale che va a braccetto con scene truci e sadiche (uno pseudo-bambino che si diverte a torturare la carne del protagonista con rasoio, sale e aceto) e la sorprendente ricchezza di variazioni insita nel racconto (mentre disegno dei personaggi e dialoghi convincono meno). All’inizio, infatti, si parte con il rap del titolo (dei Def Con Dos) e i terroristi pasticcioni sono presentati come in un videoclip musicale, poggiando sulla bell’idea di portatori di handicap che se la prendono con il mondo di plastica generato dalla televisione e dai suoi attori: l’opera potrebbe benissimo stazionare qui, introducendo ogni atto terroristico con le musiche di Mission: Impossible. Invece, a sorpresa, ecco il viaggio fantascientifico e Il Tesoro della Sierra Madre che fa del protagonista il villain; ecco, a seguire, l’invenzione di una situazione estrema e assurda dietro l’altra, fra comicità e inquietudini, appagando in pieno fino al tripudio finale.