Criminale, Grottesco, Recensione

ASSASSINI NATI

TRAMA

Una coppia di serial killer dall’infanzia traumatica compie orrendi omicidi solo per il gusto di uccidere. I due si amano alla follia e godono della celebrità ottenuta grazie ai mass media.

RECENSIONI

Oliver Stone stravolge la sceneggiatura di Quentin Tarantino (accreditato come soggettista), ne preserva il gusto dell’eccesso nella descrizione della brutalità di una coppia realmente esistita (la stessa raccontata in La Rabbia Giovane di Terrence Malick) ma la rilegge nel sarcasmo amaro di una condanna del medium televisivo. Psicanalizza i due protagonisti e rinviene le scintille del loro mondo di fantasmi in una società che, in un paradossale circolo vizioso, genera, culla e disapprova la violenza: un paradosso rispecchiato dal fatto che Stone fu costretto a tagliare alcune scene violente, dalle polemiche all’uscita del film e dal processo affrontato a causa di una coppia emulatrice. Con il suo stile iperbolico inconfondibile, fondato principalmente su di un elaborato montaggio figlio di Gangster Story e sull’utilizzo di differenti formati di ripresa (undici mesi di lavoro), sin dalle prime battute investe lo spettatore con un’orgia visiva surreale, spietata e grottesca, dove reale ed irreale impazziscono a specchio del piccolo schermo (vedi la sitcom per rappresentare l’infanzia di Mallory): è la soggettiva allucinata di assassini senza coscienza, che filtrano il mondo con il linguaggio effettistico della televisione. L’opera è figurativamente e tematicamente seminale, controversa e provocatoria: anche entrando in contraddizione con se stessa, ricrea quel distacco emotivo che condanna nel medium preso a riferimento, fino a far entrare lo spettatore in catalessi. Eccellenti i due protagonisti mal doppiati (per Woody Harrelson avrà pesato l’esperienza personale di un padre in galera per omicidio). Nel director’s cut si reintegra la violenta scena di Ashley Judd uccisa a colpi di matita.