Commedia

QUALCOSA DI TRAVOLGENTE

Titolo OriginaleSomething Wild
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1987
Genere
Durata115'

TRAMA

Pavido agente di cambio di New York viene abbordato da un’affascinante sconosciuta, che gli farà vivere il week-end più intenso della sua vita.

RECENSIONI

Parte come una commedia sofisticata anni Trenta, con il broker introverso e un po' tonto e la dark lady pazzerella, cinica e sorniona, ma si trasforma ben presto in una commedia drammatica alla "Peggy Sue si è sposata", che al tempo stesso ridicolizza e rimpiange gli anni del liceo, poi in un thriller "on the road" spruzzato di ironia ma sempre più teso, fino all'insostenibile, sanguinaria sequenza del prefinale, prima che l'ultima scena, tutt'altro che scontata, chiuda il film là dove era iniziato. È un romanzo di formazione, che segue la metamorfosi psicologica oltre che fisica del protagonista, un puzzle di citazioni da Pabst ("Il vaso di Pandora", evocato dal nomignolo e dalla pettinatura della protagonista), Hawks ("Susanna" ed in generale la screwball comedy) e Hitchcock (tra i molti, "Vertigo", "Psycho" e "Marnie"), e un musical, nel senso che personaggi, azioni ed emozioni sono identificati e commentati senza sosta dalle canzoni. Insomma, il film di Demme è un calderone di idee, provocazioni, scherzi, luoghi comuni, variazioni e trasgressioni sul tema della crisi d'identità sessuale (i ruoli tradizionali, maschio/attivo e femmina/passiva, sono ribaltati), del doppio e della menzogna (e dunque anche della creazione artistica) e della crisi del "sogno americano", messo in ridicolo dalla pretesa stabilità familiare di Charlie e contrapposto a quella ventata di irrazionale vitalità fuori dagli schemi (anche quelli dettati dalla legge) che è la bella Audrey/Lulù. Interamente costruito su Melanie Griffith, che sotto la scorza di oca giuliva nasconde il temperamento di una vera attrice e non ha paura di evocare, col suo fascino enigmatico, i fantasmi di Louise Brooks, Kim Novak e di sua madre Tippi Hedren, "Qualcosa di travolgente" è forse il film più coraggioso di Demme, geniale nella scelta delle inquadrature (la rapina al drugstore vista attraverso le telecamere a circuito chiuso) e nella direzione degli attori, dai registi Waters e Sayles in partecipazione straordinaria ai due lati maschili del triangolo: Daniels è sprovveduto e disperato al punto giusto, e Liotta dimostra di avere, oltre a un bel volto, un discreto carisma.