
TRAMA
Vari combattenti da tutto il mondo vengono radunati per il “Mortal Kombat”, olimpiade dove le forze della Terra si scontrano col Male di “Underworld”. In palio: la Terra.
RECENSIONI
Nel passaggio dalla sala giochi/playstation al film c’erano stati predecessori fallimentari come Super Mario Bros, Street Fighter e Double Dragon: era nata la convinzione che l’unico modo di sfruttare il videogioco su grande schermo fosse rinunciare all’interattività e alle logiche schematiche ad essa legata per abbracciare la “carne” e l’elaborazione eterodiretta della traccia narrativa. Paul Anderson, che si avvierà ad essere uno specialista (anzi, maestro) in queste trasposizioni, fa invece l’operazione contraria: non “adattare” il gioco ai modi cinematografici, ma questi ultimi al gioco stesso, cercando di replicarne le carte vincenti (dance elettronica di sottofondo compresa). Inserisce il gettone, preme start e si tuffa in un mondo fantastico da scoprire passo (stage) dopo passo. Soprattutto bandisce le ciance, arriva subito al sodo, al combattimento, alle piroette, alle arti marziali, ai mostri coreografici, ai cattivi spaventosi, agli imperi del male da abbattere, al barocchismo delle ambientazioni che solleticano l'immaginario. Ex-documentarista inglese e sceneggiatore Tv che esordì l’anno prima con un film (Shopping) presentato al Sundance, Anderson fa un’inversione a U ma mantiene quel che promette e cerca (riuscendovi appieno) di riprodurre questa poetica da “consumo rapido”, avendo al proprio servizio una serie di collaboratori bravi da far paura: le splendide scenografie gotiche di Jonathan Carlson (statue e torri decadenti, antri orribili e profilmici da castelli horror, influenze mistico-orientali, in un calderone affascinante, mutuato proprio dai videogiochi); i costumi medieval-orientaleggianti di Ha Nguyen; le location tailandesi; gli innumerevoli effetti speciali, in gran parte realizzati al computer, ma anche con la "meccanica" del mitico Goro, gigante bestiale a quattro braccia. Il produttore Lawrence Kassoff fa le cose in grande e il regista ha a disposizione le migliori macchine da presa e tecniche sulla piazza, mentre per gli attori non c’è necessità di Actor's Studio: Christopher Lambert nel solito ruolo di immortale, la bellissima Talisa Soto e una serie di veri combattenti che non ha bisogno di controfigure per i duelli. Un tripudio eccitante e continuo di arti marziali con fantasy (Hong Kong docet: il co-coreografo Robin Shou), epica del guerriero, filosofia orientale e Lotta per il Mondo. Full immersion per un film cult.
