Commedia

LADRI DI SAPONETTE

NazioneItalia
Anno Produzione1989
Genere
Durata89'

TRAMA

Durante una diffusione televisiva di LADRI DI SAPONETTE di Maurizio Nichetti, i personaggi del film iniziano a interagire con una famiglia di spettatori e con il mondo della pubblicità.

RECENSIONI

Non solo una divertita (e a tratti esilarante) presa per i fondelli del più celebrato film di De Sica (di cui la prima parte di LDS rovescia con millimetrica malizia immagini madri e battute chiave, creando un'oasi in bianco e grigio fra il musical e il cartoon): la (letterale) parodia del più intoccabile film d'autore del cinema italiano è appena un ingrediente (e neanche il principale) di una delle follie meglio organizzate di Nichetti. La riflessione sul cinema, presente in gran parte delle opere del regista (un titolo su tutti: VOLERE VOLARE), parte dagli usuali giochetti metalinguistici: il film mostra la propria diffusione da parte di una stazione televisiva di manageriale (in)efficienza (incarnata da una irrefrenabilmente petulante Lella Costa) e coinvolge as themselves il critico Claudio G. Fava (che preferirebbe parlare di Melville) e lo stesso Nichetti. Quando comincia il film (nel film), lo slapstick puro del prologo acquista un'estatica angoscia: il regista non ha (più?) alcun potere sulla propria opera, la Creatura vive autonomamente e guarda negli occhi chi pensa di essere il solo a poter guardare. Il vetro dell'acquario scricchiola impercettibilmente, le barriere tra commercio e arte si fanno sempre più sottili (il cinema non è forse la prima arte industriale?), il sadismo del regista diviene inevitabilmente rassegnato masochismo: prigioniero (in)volontario delle proprie ossessioni, l'autore non può riconquistare la libertà (almeno, non prima del prossimo spot). Il tutto mentre lo spettatore non si accorge di nulla, continuando a relegare la passione (maiuscola o minuscola a piacere) del creatore (idem) a sussurro di fondo. In fondo non è che un film. O la vita intera.