35 RHUMS

Anno Produzione2008

TRAMA

Lionel, Joséphine, Noé, Gabrielle: quattro solitudini in un anonimo palazzo della banlieue parigina.

RECENSIONI

35 è il numero di bicchieri di rum che un anziano padre, lavoratore della RATP prossimo alla pensione, decide di bere per festeggiare la figlia novella sposa. Siamo nella periferia parigina, quattro personaggi principali raccolti in 200 metri quadri, tre appartamenti del medesimo palazzo e tre amori: un amore filiale (Lionel/Joséphine), un amore sognato una vita (Gabrielle/Lionel), un amore solamente accarezzato (Noé/Joséphine). Come in tutto il cinema esistenzialista della grande regista francese, che supera le questioni cultural-identitarie (trattasi di una famiglia di migranti) decentrandole, il racconto si articola attorno a relazioni e mutui rispecchiamenti di solitudini assorte, che esprimono il loro immenso e rappreso dolore in pochi gesti (un tuffo nella Senna, una danza infinita, uno scambio di sguardi iper-significante) e sustanziano il bisogno di aprirsi all’altro nel dono: un bollitore, una collana. E proprio un oggetto caricato di affettività chiuderà il racconto, come se fossimo in un film di Ozu.
Con 35 rhums, infatti, Claire Denis realizza la sua personale Tarda primavera, sfiorando tematiche care al maestro giapponese: la partenza, l’abbandono, l’approssimarsi inesorabile della morte, la trasmissione del sapere di generazione in generazione. E lo fa mantenendo fede alla propria poetica: grandi blocchi narrativi (lunghe scene rispondenti alle unità di tempo e di luogo, come quella, struggente, del pasto caldo consumato in un bistrot aperto appositamente per accogliere i quattro protagonisti alla ricerca di un riparo dalla pioggia) ed ellissi, vuoti di senso saturabili e tropismi (la carcassa del gatto da gettare nei rifiuti).
A completare il quadro, quattro volti e corpi che trasudano verità: gli attori feticcio Grégoire Colin (Nenette et Boni) e Alex Descas (protagonista di due dei capolavori della regista: S’en fout la mort e J’ai pas sommeil), le splendide Mati-Diop e Nicole Dogue.
L’esclusione dalla competizione per più o meno insondabili motivi (esistono almeno 3 possibili ragioni) è il vero scandalo della Mostra 2008.