Commedia d'animazione, Fantasy

WONDER PARK

TRAMA

June, bambina brillante e fantasiosa, si diverte a costruire un parco di divertimenti in miniatura in cameretta, aiutata dalla madre che ha sempre incoraggiato le sue passioni. Quando una malattia costringe la mamma a ritirarsi in ospedale, June abbandona il progetto, salvo poi ritrovarsi magicamente in quello stesso parco, ormai in rovina, da lei ideato.

RECENSIONI

Quando in un film il regista non risulta neanche accreditato non è mai un buon segno: Dylan Brown, ex-animatore Pixar per due decadi, è solo l'ultimo dei registi ad essersi occupati del progetto, originariamente intitolato Amusement Park. Dopo aver rimaneggiato il film, già in avanzato stato di animazione, fu allontanato dallo studio per “condotta inappropriata” - di natura sessuale, stando ai commenti delle impiegate – seguendo il destino del suo ex-boss, quel John Lasseter che un tempo reggeva Disney e Pixar e che ora, ironicamente, è a capo della divisione animata della Paramount Pictures, produttrice di Wonder Park. Il film è stato poi terminato da un' imprecisata squadra di animatori ... e si vede. Si ha infatti l'impressione di guardare una curatissima reel, composta da scene tecnicamente impeccabili e, prese singolarmente, anche molto interessanti. Purtroppo a volte il tutto non è la somma delle parti, e il film viene privato di una solida visione d'insieme, dove belle idee si scoloriscono sempre più, fino a diventare i fantasmi di loro stesse e quello che rimane è solo una rocambolesca girandola action. La parte più riuscita è l'arco narrativo che ha al centro la madre e la sua malattia, con tutta probabilità un cancro, ma mai neanche nominato, nemico spesso fatale, raramente trattato in pellicole animate (si ricorda in proposito il francese Phantom Boy); originariamente il film doveva parlare proprio dell'elaborazione del lutto, un misto tra Up e Inside Out, che gli innumerevoli cambi di direzione hanno slavato, risparmiando la madre, che alla fine torna a casa in un twist atto ad accontentare un vuoto happy ending.

Il resto sa tutto di dejà vu: la bimba curiosa che si ritrova in un mondo fantastico risente degli echi (palesemente omaggiati dal titolo) di Alice nel Paese delle meraviglie, mentre la sua ingegnosa creatività ricorda quella della Clara del recente Lo Schiaccianoci e i Quattro Regni, sottovalutata pellicola Disney a sua volta non esente di richiami carrolliani. La nuvola nera che minaccia di distruggere tutto, inglobando il parco e i suoi abitanti, altro non è se non il Nulla de La Storia Infinita, frutto della disperazione che annichilisce l'immaginazione. Ciò che davvero illumina il film è il simpatico bestiario che gestisce il parco, l'orso Boomer, lo scimpanzè Peanut, il porcospino Steve e tanti altri. Animati in modo classicamente ineccepibile, senza particolari guizzi e dall'innegabile appeal, sono frutto del lavoro della spagnola Ilion Animation, ambizioso studio che ha quasi rischiato la bancarotta col suo primo film Planet 51. Dopo anni passati su più piccoli progetti nazionali o pubblicitari, ritenta il grande passo col costoso Wonder Park, primo film di un accordo con la Paramount Animation, che però non incontra il favore né di pubblico né di critica. Flop come questi segnerebbero il destino di piccoli studi, ma l'avere alle spalle un colosso americano è spesso di aiuto. Ad attenuare le perdite contribuirà la serie televisiva sviluppata in parallelo, dove, si spera, si avrà più chiara la direzione da intraprendere.