Drammatico, Recensione, Sportivo

WARRIOR

TRAMA

Due fratelli, accomunati dall’odio verso il padre alcolizzato, sono attratti dal premio in palio nel torneo di arti marziali miste ‘Sparta’: Brendan è un professore di fisica, Tommy un ex-marine.

RECENSIONI

Rocky e Moby Dick

Dopo Pride and Glory, per i gemelli O’Connor (Greg produce) ancora tragedia (greca) familiare, fratelli antagonisti e scomodi padri: ma nel contesto di un dramma sportivo che potrebbe indispettire nei suoi stilemi ammiccanti alla Rocky. La prima parte centellina con sapienza (scrittura alla Susanne Bier) antichi rancori, rabbie inesplose e il dolore del mostro Moby Dick (il padre è ossessionato dalla creatura di Melville). Poi s’impone l’arena dei gladiatori, la gabbia terapeutica dove la violenza fisica sfoga le pustole dell’Ombra e Gavin O’Connor (che interpreta il “regista”: l’organizzatore del torneo), per rappresentarla, s’affida all’estetica stereotipata del clamore mediatico e dell’esaltazione degli ultimi alla Stallone: split screen sugli allenamenti e soverchio commento dei cronisti sportivi a parte, ritroviamo anche Ivan Drago (il russo Koba) e Adriana (Joel Edgerton urla il nome della moglie sul ring). Se il regista non innova il linguaggio come il David O. Russell di The Fighter, le traiettorie della catarsi drammatica le esegue, però, alla perfezione: quando, come prevedibile, si affrontano davanti agli occhi del genitore esiliato i due figli perduti, le valenze in campo vanno ben oltre la competizione sportiva o l’odio sepolto e il pathos è elevato al quadrato. Nella mischia ci sono l’opposizione guerriero d’onore/belva ferita, l’impossibile vittoria per due potenziali vincitori con due nobili cause, il “fuoco amico” che uccide la famiglia posticcia e costringe ad affrontare il rimosso, il palesamento della consanguineità e il riflusso della competizione infantile. Gavin O’Connor indovina il momento per sospendere la commerciale sarabanda spettacolare imbastita, si raccoglie nell’intimità dei congiunti e ritaglia ogni loro mossa atletica in una via crucis simbolica verso la risoluzione del conflitto, ottenuta smettendo Orgoglio e Gloria.