Avventura, Sportivo, Thriller

VERTICAL LIMIT

Titolo OriginaleVertical Limit
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2000
Durata121'
Montaggio
Scenografia

TRAMA

In un terribile incidente durante una scalata nella Monument Valley, Peter si trova costretto, per salvare se stesso e la sorella Annie, a tagliare la fune che lo lega al padre e a lasciarlo morire. Annie non riesce a perdonarlo e per tre anni i due non si frequentano. Ma torneranno a incontrarsi alle pendici del K2 dove Annie, insieme al miliardario Elliot Vaughn e al capo spedizione Tom McLaren, resta imprigionata in una caverna di ghiaccio durante la scalata. Peter organizza una spedizione per salvare la sorella. Ma il tempo e’ poco, l’ossigeno scarseggia e le speranze sono ridotte al minimo.

RECENSIONI

Chissa' perche' i film d'azione, soprattutto americani, accostano incredibili prodigi tecnici, con riprese sofisticate e dalla resa mozzafiato, a una narrazione cosi' grossolana da risultare involontariamente comica. E' quello che succede anche in "Vertical limit", dove i virtuosistici movimenti di macchina non sono supportati da personaggi credibili e dialoghi accettabili. Si comincia bene, con un prologo dal forte impatto, anche emotivo, poi il solito trauma da risolvere prende il sopravvento, si costruisce a fatica un cattivo (bene e male devono essere ben riconoscibili, per carita'!) e si forma il solito gruppo eterogeneo e mal assemblato con il solo scopo di avere carne da macello da sacrificare nelle sequenze d'azione. Non a caso le vittime sono i personaggi meno glamour e piu' rompicoglioni. Piu' di una volta si spera in un virus d'alta quota che renda i personaggi muti e la parte centrale e' appesantita da una serie di dialoghi banali e monotoni che nulla aggiungono e molto tolgono. Gli sviluppi legati alla nitrolicerina poi (che, tra l'altro, diventa sensibile al sole SOLO dopo che i personaggi lo dicono), sono i piu' risibili. In fondo si tratta di un giocattolone divertente e senza pretese, ma anche la pura evasione ha bisogno di una causa scatenante e di un punto d'arrivo. Altrimenti il rischio e', come in questo caso, di spingere lo spettatore a invocare una bella valanga che faccia in fretta piazza pulita di tutte queste trite macchiette e becere situazioni. Una scappatoia potrebbe essere l'ironia, ma i personaggi si prendono sul serio con grevita' assoluta e la sceneggiatura non risparmia alcun tassello disseminato, a favore di una circolarita' tanto risolutiva quanto opaca nel far tornare i conti.
Si esce quindi con un occhio aperto ed uno chiuso e la sensazione e' di un'occasione sprecata. E' per forza necessario che in un film dove prevale l'azione, il lato umano (dei personaggi e dello spettatore) sia cosi' snobbato?