
TRAMA
Negli anni bui del primo Medioevo un lycan chiamato Lucian ha lanciato la rivolta dei lupi mannari contro Viktor, il crudele re dei vampiri che li aveva resi schiavi. Lucian trova la complicità di Sonja, sua amante segreta e figlia del temibile Viktor.
RECENSIONI
Torna la lotta tra i Vampiri aristocratici e i rozzi Licantropi, pardon Lycans, che ha fatto la fortuna dei primi due capitoli (Underworld e Underworld: Evolution). Alla terza puntata, in realtà un prequel, escono di scena il regista Len Wiseman e la sinuosa Kate Beckinsale. Al loro posto l’addetto agli effetti speciali dei precedenti capitoli, Patrick Tatopoulos, e la cazzuta Rhona Mitra, già in latex per Doomsday. Probabilmente i fan della serie gradiranno, ma chi è estraneo al pregresso difficilmente riuscirà ad appassionarsi al nuovo episodio, figlio, come già i precedenti, di un immaginario debitore di altre trilogie apocalittiche (Blade, Resident Evil, Matrix e Il corvo). Il motivo, però, è più che altro cinematografico. Raccapezzarsi in una storia già avviata, infatti, non è così complesso, le dinamiche dei personaggi messi in scena sono assai elementari; è piuttosto l’assoluta gratuità con cui tutti gli eventi vengono inflitti che causa un corto circuito nella ricezione. Si comincia con una voce fuori campo che spiega in tutta fretta gli antefatti, dopodiché si passa subito all’azione. Azione che però la regia si preoccupa di rendere pirotecnica ma non comprensibile, con un montaggio serrato che vorrebbe lasciare intendere ma finisce più che altro per confondere. Ecco quindi buttati là, in completa assenza di atmosfera, tradimenti, amori impossibili, intrighi di corte, fughe rocambolesche, alleanze inaspettate. Il tutto in pochissime e concentrate sequenze che non danno assolutamente la possibilità di entrare nelle dinamiche del racconto. Se a questo si aggiunge una computer grafica invasiva e riconoscibile, soprattutto nella brutta resa dei licantropi (il tutt’altro che digitale Un lupo mannaro americano a Londra resta inarrivabile), buoni e cattivi divisi con l’accetta, un ritmo febbrile teso unicamente a nascondere i buchi logici, e una sceneggiatura davvero ingenua nell’impostare conflitti tra i più triti, il possibile interesse cede presto il posto allo sbigottimento. L'unica curiosità, per i più volenterosi, potrebbe essere quella di vedere Michael Sheen (il Tony Blair di The Queen e The Deal) completamente fuori parte nel ruolo di Lucian, il leader dei lupi mannari.

Il terzo capitolo di questa pregevole saga horror è un prequel che mette ordine fra i vari brani/flashback storici degli altri due Underworld (2) ampliando eventi già raccontati ma, non per questo, risultando mento intrigante. Anzi. Scegliendo di ambientarsi esclusivamente nel passato, si trasforma anche in un appassionante film d’avventura “in costume”: non per niente alla sceneggiatura sono stati chiamati gli autori di Outlander (Blackman e McCain), film “vikingo” dell’anno prima. Len Wiseman molla il timone di regia a favore del veterano degli effetti speciali Tatopoulos, autore delle creature e delle scenografie di tutti gli episodi, di cui rispetta l’estetica, risultando però carente nel filmare le (frequenti) scene d’azione, rese con montaggio troppo convulso e sequenze troppo brevi. Una trama basic, anche nei suoi valori (il popolo schiavo che si ribella all’aristocrazia e molto Spartacus), ma efficace in un prodotto di intrattenimento che ricerca anche l’esaltazione dello spettatore nella carica di rabbia e voglia di vendetta.
