TRAMA
Uno dei figli del re di Troia ruba la moglie al re di Sparta: è guerra.
RECENSIONI
L'avanzata del genere "peplum", tornato a vita nuova con "Il Gladiatore", procede inarrestabile. Se, pero', il film di Ridley Scott metteva in scena un drammone totalmente inventato con solo qualche attinenza a cio' che la storia ci ha tramandato, l'operazione compiuta dal tedesco Wolfgang Petersen e' molto piu' rischiosa, perche' si appropria di un testo letterario, l'"Iliade" di Omero, che la Storia la racconta. Questa origine, da un lato mette in risalto la grossolanita' di certe scelte di revisione operate dal giovane David Benioff, gia' sceneggiatore di "La 25ma ora", dall'altro ha il pregio di collegarsi ad un immaginario solo appena un po' insabbiato nell'archivio dei ricordi ma facilmente riconoscibile. In fondo, soprattutto in Europa, molti si sono ritrovati tra le mani il poema omerico nel corso della propria formazione scolastica, e riscoprirne i personaggi sullo schermo ha il sapore di una rimpatriata (ed e' ovviamente a questo che devono avere pensato i produttori). E' quindi senza troppe pretese di coerenza storica, e con la voglia soprattutto di staccare la spina dal quotidiano, che e' consigliabile avvicinarsi al kolossal di Petersen per gustarne appieno le sottese motivazioni di intrattenimento. E come giocattolone, il che non e' per forza un'offesa, il film funziona a meraviglia: grandi battaglie, conflitti insanabili, amori tormentati, celebrati, naturalmente, da un cast altisonante. La sceneggiatura, oltre a semplificare, aggiungere e togliere a suo piacimento, riesce a creare almeno due personaggi in cui credere: Achille, l'eroe greco per eccellenza, ed Ettore, il figlio di Priamo re di Troia. Il primo trova in Brad Pitt una calzante aderenza fisica, ma il personaggio si suppone ben piu' espressivo del divo americano, a suo agio nei combattimenti ma bamboleggiante e incolore sprovvisto di spada. Ettore trova invece in Eric Bana, gia' Hulk per Ang Lee, un degno interprete, comunicativo e versatile. Tra gli altri, nota di demerito per Orlando Bloom, che senza le orecchie a punta del tolkeniano Legolas sembra spaesato e non emana alcun carisma, e promozione per la bionda Diane Kruger, che deve essere soprattutto bella ma prova anche, con moderazione, a fare altro. Tra i punti di forza del film, il respiro epico dei corpo a corpo in cui si confrontano piu' volte i protagonisti; gli scontri si seguono con trepidazione, liberi finalmente dagli invadenti effetti digitali che cedono il passo all'abilita' registica di Petersen, forse non un "Autore" ma sicuramente un ottimo professionista (e anche questo non e' per forza un male). Le panoramiche delle battaglie e le imponenti scene di massa, invece, tradiscono in piu' di un'occasione la loro origine di sintesi e finiscono per risultare piu' spettacolari che realmente avvincenti. Tra i punti deboli, la conversione di Achille all'amore (contentino davvero eccessivo al pubblico), la sua morte, con una goffa e tutt'altro che mitica caduta di Pitt a terra (roba da recita delle scuole Medie) e la colonna sonora di James Horner (subentrato all'ultimo momento a Gabriel Yared) che pare ispirata soprattutto a sonorita' e vocalizzi creati da Hans Zimmer per "Il gladiatore". Ma l'insieme scorre in fluidita', lancia frecce semplici e chiare ma non per forza banali e si lascia vedere tutto d'un fiato sgranocchiando pop-corn (e non si capisce bene per quale motivo sarebbe necessario vergognarsene).