TRAMA
Tre liceali prossimi al diploma sono a caccia della prima, vera esperienza sessuale…
RECENSIONI
Anche gli horny teens movies hanno trovato il loro punto di non ritorno? Ovvero: I liceali arrapati a caccia del primo rapporto completo hanno già dato tutto? Superbad sembra suggerire di sì. Non si era mai respirata un’aria così “sepolcrale”, da epitaffio del genere. Ci si era crogiolati in un po’ di generica malinconia (Porky’s) o ci si era spinti con la volgarità abbastanza “oltre” da intravedere un orizzonte raggiungibile e dunque definitivo (American Pie), ma Superbad, pur non sottraendosi ai codici del genere, non riesce mai a essere completamente “allegro e scanzonato”. E’ difficile enucleare motivazioni puntuali e isolare cause verificabili, ma la sensazione è quella di trovarsi davanti a situazioni e gag potenzialmente sguaiate e divertenti che, misteriosamente, implodono in uno strano nulla di fatto, offuscate da una patina di tristezza vera e non del tutto intenzionale. Se, infatti, il finale del film testimonia e conferma una precisa volontà di conferire dignità all’operazione con un retrogusto amarognolo, non altrettanto voluta si direbbe la freddezza con la quale ci si trova ad accogliere una gag come quella del “mestruo sui pantaloni di lui”, la cui distanza emotiva dalla sua potenziale parente “sperma sui capelli di lei” di Tutti pazzi per Mary risulta davvero siderale. E se questa percezione distorta della goliardia cinematografica fosse tutta eterodiretta, specchio dei mala tempora che corrono e della crisi (morale, valoriale) nella quale versano “i giovani d’oggi”? E se invece la piantassi di fare della patetica psico/sociologia da quattro soldi e la finissi qui?
Gli sceneggiatori Seth Rogen ed Evan Goldberg, amici sin dall’infanzia, forniscono una sorta di autobiografia (che vanto!) che, peripezie da Fuori Orario a parte, è il quadro perfetto del mondo decerebrato nella testa dei teen-medi americani, con un solo pensiero costante: sesso, Sesso, SESSO. La differenza con robaccia stile Porky's o i nostrani vanzina è che, in produzioni Judd Apatow come questa, si può dire e mostrare quel che si vuole: se la nudità è ancora tabù vada per disegni del pene in varie vignette, di cui i titoli di coda si pregiano di fare la sfilata. Il problema non è moralista, ma che tutta la comicità sia su turpiloqui (il grasso Jonah Hill, perennemente incazzato e arrapato, arriva a essere antipatico) e scene pornografiche mimate o meno: ci si stufa dopo cinque minuti. Salvano la baracca proprio Seth Rogen e Bill Hader nel ruolo di due poliziotti idioti. Il “super bad” del titolo originale è lo sfigato di Christopher Mintz-Plasse, mentre quello italiano è un nonsense che però rende bene l’idea degli ingredienti del film. Che bisogno aveva la scuderia di Apatow, per quanto già sessista, di una sceneggiatura redatta da due tredicenni allupati (l’età in cui Rogen e Goldberg la iniziarono)? Il doppiaggio italiano elimina tutte le citazioni filmiche nei dialoghi, rendendo il tutto ancora più monocorde.