Thriller

SLIVER

Titolo OriginaleSliver
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1993
Genere
Durata106'

TRAMA

Sliver compra un appartamento di lusso in un palazzo dove avvengono strani omicidi e dove qualcuno controlla tutti con un sofisticato impianto di videocamere.

RECENSIONI

Dopo aver aperto le gambe, Sharon Stone si sfila le mutandine al ristorante: Joe Eszterhas (sceneggiatore e produttore esecutivo) tenta di farle ripetere l’exploit di Basic instinct, servendosi dell’esperto di thriller Philip Noyce. Ma ci sono stati troppo ripensamenti in fase di post-produzione e con i preview: è stato cambiato il finale (l’assassino doveva essere un altro…) e la (auto)censura ha soppresso parecchie scene spinte. Che il prodotto risenta di lacune esplicative e scarsa tenuta ritmica, però, è un fatto endemico: la mancanza di tensione, ad esempio, è attribuibile alla troppa attenzione data ai risvolti erotico-sessuali che, a differenza di Basic instinct, non si compenetrano con la matrice mystery per creare un’unica e compatta atmosfera morboso-sensuale. Anche la suspense gialla è male organizzata: prevedibili le identità degli assassini, o troppo presto svelate, o protagoniste di colpi di scena senza estro (lo zoom finale…). Il romanzo di partenza é di Ira Levin e il produttore è lo stesso di Rosemary's baby: la pellicola si crogiola nel proprio voyeurismo, con sottili ironie sulla natura “guardona” dell’essere umano (e i suoi corollari: i pettegolezzi; i resoconti fra amiche sui particolari “intimi”; il piacere di guardarsi allo specchio o mentre si fa l’amore) e un gustoso percorso anticonformista (smentito dalla battuta finale: “E adesso vivi!”) che ne perora le direttrici, seppur con argomenti grossolani (“E’ vita vera”, “Fa meno male di una soap opera”). Non mancano sequenze bollenti (la Stone che si masturba nella vasca da bagno o che viene quasi violentata da un Baldwin tutto nudo) o d’effetto (bella la caduta dall’alto della prima vittima) ma, a parte il mistero sull’onnipresenza nelle produzioni hollywoodiane di allora degli inespressivi fratelli Baldwin, il tutto funziona a scatti, scoprendo buone velleità e ingenue cadute. Uno sliver (frammento) di nome e di fatto che non regge il confronto con un altro thriller “di palazzo”: Uno sconosciuto alla porta. Curioso il soundtrack.