Amazon Prime, Commedia, Recensione

SI VIVE UNA VOLTA SOLA

TRAMA

Umberto, Lucia e Corrado scoprono che il loro collega e amico Umberto è malato, ma non hanno il coraggio di dirglielo. Per questo motivo organizzano un viaggio al Sud…

RECENSIONI

Un sacco brutto

Avevo colto l’occasione di Benedetta follia, il penultimo film di Verdone, per fare una sorta di bilancio sull’ultimo scorcio di carriera dell’attore e regista romano, ritenendolo una buona base da aggiornare con i titoli che sarebbero seguiti. Mai avrei immaginato che potesse rivelarsi una chiusura dei conti, stante l’esito di quest’ultimo Si vive una volta sola che non ho remore a definire il peggior film della sua carriera. E di gran lunga. Non si tratta soltanto di un problema d’ispirazione, come spiegavo in quella recensione, ci troviamo da tempo in una fase nella quale dai film verdoniani si deve prendere quello che offrono di buono. Però Benedetta follia manteneva ancora un disegno, dei personaggi, uno sguardo all’attualità, la corsa (col fiatone) per starle dietro. Insomma una (diciamola la parola) poetica ancora viva, per quanto (giustamente) declinata su toni crepuscolari. Nulla avrebbe fatto immaginare una debacle simile, insomma: una messa in scena sciatta, una storia esilissima che si affida al twist come se potesse davvero cambiare le carte in tavola, personaggi ridotti a schizzetti, un’idea di base - quella dello scherzo goliardico - che, guardando a modelli alti (Amici miei), è a maggior ragione umiliata dall’inevitabile confronto. Anche il lavoro sugli attori è al minimo sindacale, con prove diseguali e un personaggio femminile (generalmente un punto di forza) di rara scipitezza. Mi limito a sperare che questo sia un film che, chiudendo un corso produttivo preciso, sia stato anche progettato al ribasso, proprio con l’intento di tenersi da parte, per momenti migliori, storie più solide (il modo in cui è stato letteralmente abbandonato a se stesso con la diffusione su Prime, dopo aver perso il treno della sala è un indizio). Perché l’alternativa a questa ipotesi sarebbe la dolorosa constatazione di un autore che ha esaurito le cose da dire.