TRAMA
Per le feste natalizie e con la madre in ospedale, tre fratelli si ritrovano nella casa d’infanzia: Chiara s’è separata, Michelino si presenta con la nuova fidanzata, Isidoro viveva con la mamma.
RECENSIONI
Sorprende la linea sottile fra dramma e commedia familiare, lontana dalla deformazione tragicomica e tessuta su di un’ironia amabile: indicativa, in questo senso, la figura infaustamente buffa di Chiara (uno spasso quando, senza genesi, colpisce il fratello con una testata). Sorprende la messinscena che, partendo da un testo teatrale con pochi personaggi e ambienti, s’affida in modo raffinato al montaggio, s’incanta per una nenia da pianoforte, indaga gli spazi e i ninnoli sparsi per casa. Sorprendono le interpretazioni, con registri che prendono le misure dagli eccessi iniziali di Anna Bellato e Francesco Colella alle espressioni di dolore a seguire, stemperate nei legami familiari e nelle amenità delle idiosincrasie generalizzate: è percepibile l’affiatamento fra attori che collaborano da tempo con Francesco Lagi negli spettacoli della compagnia Teatrodilina. Sorprende la drammaturgia, maturata da un testo con tagliando da lungo rodaggio, che dona stile e propositi alle scene, come quella in cui s’ode un canto e la bocca di Miriam non è mostrata per corroborare la percezione materna di Chiara, oppure quella accorata in cui Miriam riconosce il bisogno d’affetto d’Isidoro. Sorprende, più di tutto, la capacità di dare voce ad una traccia magica del racconto che doni un senso compiuto, in volo sulla nenia, sulle luci che vanno e vengono, sul busto di zia Adelaide, sui ricordi che riaffiorano nella reiterazione di gesti infantili, sul rituale per i fantasmi, sullo sciamanesimo e sulla figura dell’estranea che, convinta dell’esistenza di un’anima in tutte le cose, assume agli occhi dei fratelli le sembianze di una genitrice che sanciva la loro esistenza solo guardandoli. Sarà l’estranea Miriam a trovare le polpette della riappacificazione e le ultime parole (ma il telefono suona nel finale aperto) di una morente che, con il suo amore, cementava la famiglia.