TRAMA
Paddington vive ormai felice a Londra con la famiglia Brown. All’avvicinarsi del compleanno dell’amata zia, l’orsetto vorrebbe farle un regalo davvero speciale. Questo proposito lo metterà in grossi guai.
RECENSIONI
Stavolta non arriva nel periodo natalizio, l’orsetto Paddington, ma lo anticipa alla perfezione per atmosfere e spirito. Nato alla fine degli anni Cinquanta sulle pagine delle favole illustrate di Michael Bond, da poco scomparso, dopo il primo riuscito film Paddington è diventato famoso anche fuori dal territorio britannico.
Il secondo capitolo è in totale continuità con il primo, all’inizio arriva anzi a ripercorrerne e riproporne alcuni punti rappresentativi. L’irresistibile marmellata d’arance, che tutto lenisce, cappello rosso e montgomery, le scoperte di un orso proveniente dal Perù in una grande città e in una casa moderna.
Al centro ancora i legami famigliari, la solidarietà degli amici, ma soprattutto la tenerezza del protagonista, naturalmente puro di cuore, cortese, determinato a cercare il buono in chiunque (e convinto di trovarlo).
Torna anche Londra, sogno di famiglia, ripresa solo nei suoi angoli più belli, da fiaba.
Dopo il flashback del prologo, il nuovo film inizia dove era terminato il precedente.
L’amabile orsetto rimane il motore dell’azione. Perseverante e pieno di iniziative - decide di lavorare per guadagnarsi l’ingente somma necessaria all’acquisto del volume che desidera regalare alla zia Lucy per il suo compleanno -, tenero ma con orgoglio e dignità (accusato ingiustamente vuole riabilitare il suo nome), capace di trasformare chi lo incontra (nella famiglia adottiva, nel quartiere, persino nel carcere).
Paddington rimane interamente se stesso. Si stupisce se qualcuno non mantiene la parola data o lo tradisce, perché nutre aspettative positive verso il prossimo. Nonostante i cambiamenti occorsi, in lui rimane la sindrome dell’orfano, timoroso di perdere il nido faticosamente conquistato (da qui la paura di essere dimenticato dalla sua nuova famiglia).
Anche gli altri personaggi si muovono in continuità con la loro precedente evoluzione. Il signor Brown è in crisi di mezza età, simboleggiata da ridicole creme di bellezza, e deluso da una mancata promozione; la signora Brown cerca ancora storie di fantasia ed avventure da vivere in prima persona. I figli faticano ad affermare se stessi come individui, schiavi del giudizio dei coetanei e di ciò che è “fico” - l’eterno tema dell’adolescenza, apparenza invece che identità.
La crescita rappresentata nell’evoluzione della trama è nel ritrovarsi (per il padre), perseverare (per la madre), essere se stessi (per i figli), dare il meglio al prossimo (Paddington).
Alla fine tutto si aggiusta come ci si aspetta che accada nelle favole, con molta fortuna e molta soddisfazione per chi si è affezionato a Paddington. La comunità che si raccoglie per aiutare un membro cui vuole bene, nel momento della difficoltà, con un effetto commozione che da La vita è meravigliosa in poi è assicurato, così come il salvataggio in extremis (ed improbabile) da parte dei compagni di evasione, simboleggiano l’approccio da favola tradizionale. La pellicola, comunque, tra azioni edificanti e buoni sentimenti, si concede anche momenti di puro intrattenimento visivo, quasi da film muto di tradizione anglosassone. Paddington diviene un piccolo Charlot, mette fisicità nelle gag da screwball comedy, si fa goffo combina guai involontario, ma anche prima vittima dei suoi movimenti maldestri. L’ironia rimane dunque elemento essenziale del film. Una delle scene più riuscite è infatti quella nel negozio di barbiere, che indugia in una comicità tagliata su misura per il protagonista. La sequenza, altrettanto memorabile, in cui l’orsetto entra con la zia nel libro pop up di Londra, è invece esempio della fantasia poetica degli autori, che si concede tempi diversi. Il film è a volte rutilante, senza essere schiavo del ritmo forsennato di tanto cinema per giovanissimi, ed ingrana soprattutto nella seconda parte, anche grazie a Hugh Grant perfetto mattatore. L’attore inglese porta senza dubbio un notevole valore aggiunto con suo antagonista carismatico - ed autoironico -, vanesio divo in declino, che vive nel culto di sé circondato dai personaggi interpretati in passato, sul filo della follia. Pregevole il suo show finale in carcere, tra le divise rosa. Pur ammiccando alle citazioni meno di quanto il cinema moderno preveda, Paddington 2 riesce, in tutta la sua ingenuità, a coinvolgere anche gli adulti, purché in grado di apprezzare una coperta morbida e calda.
