Drammatico, Recensione

OGNI COSA È ILLUMINATA

Titolo OriginaleEverything is illuminated
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2005
Durata104'
Sceneggiatura
Tratto dadal romanzo di Jonathan Safran Foer
Scenografia

TRAMA

Un giovane ebreo americano decide di andare alla ricerca della donna che durante la Seconda Guerra Mondiale in un villaggio in Ucraina aveva salvato la vita a suo nonno, nascondendolo durante un raid dei Nazisti. Il ragazzo viene aiutato nella sua ricerca da Alex, un ragazzo del luogo.

RECENSIONI

Tratto da uno dei più eclatanti casi letterari degli ultimi anni, scritto da Jonathan Safran Foer (allievo di Joyce Carol Oates) a soli 22 anni, un romanzo a scatole cinesi sorprendente per maturità stilistica e complessità strutturale, brillante e commovente, in cui tutti i caratteri si rispecchiano tra loro, lampanti emanazioni di un unico personaggio (il narratore e dunque, in seconda battuta lo scrittore stesso – che in effetti li ha creati -), Ogni cosa è illuminata segna l’esordio dell’attore Liev Schreiber alla regia. Di origine ucraina, Schrieber stava per realizzare un film su un immigrato della sua terra d’origine quando si è imbattuto nello straordinario libro di Foer: di fronte a un compito non facile, il regista sceglie di eliminare la storia dello shtelet ucraino, il villaggio ebreo, che costituiva un vero e proprio romanzo nel romanzo, concentrandosi solo sul viaggio di Jonathan e Alex e facendo della pellicola una sorta di road movie sui generis. Diviso in capitoli (poiché quello che ascoltiamo, in voce fuori campo, è il romanzo-diario che della vicenda scrive Alex, il cui inglese sgrammaticato è uno degli elementi più esilaranti dell’opera - il doppiaggio troverà di fronte a sé gli stessi ostacoli della traduzione, molto buona, del libro -) Ogni cosa è illuminata è un film sul valore della memoria che, principiando con toni propri da commedia, man mano si drammatizza. La parte più seria è forse meno riuscita (i flashback in chiave non aiutano, anzi) ma il film, anche se nella seconda parte ha meno smalto, riesce a evolversi senza eccessive contratture fino allo struggente finale. Un po’ narrando una fiaba surreale (il personaggio di Jonathan, cui Elijah Wood presta la sua maschera), un po’ ambendo all'impegno, il film, sul solco di Kusturica, è diretto con mano sicura dall’autore che azzarda anche aperture figurativamente interessanti.
Nota bene: anche se nel film si preferisce battere su un altro tasto nello strampalato inglese parlato da Alex “ogni cosa è illuminata” sta per “tutto è chiaro”.

Il debutto nella regia dell'attore Liev Schreiber (tra le sue interpretazioni, "The Manchurian Candidate", "Al vertice della tensione" e "Hurricane") incrocia la ricerca delle sue personali radici con il famoso romanzo "Everything is illuminated" di Jonathan Safran Foer. Il risultato si può nettamente dividere in due parti. La prima è una commedia all'insegna del folclore dove a dominare la scena è l'incontro tra culture differenti, con l'americano che arriva in Ucraina per indagare sul proprio albero genealogico e ricostruire la storia del nonno partendo da una vecchia fotografia, che si trova, lui schivo ed introverso, ad incontrare personaggi dalla ruspante vitalità. La seconda, invece, vira alle lacrime, includendo la didascalia "per non dimenticare". Le due parti mal si amalgamano finendo per stridere, ma anche prese singolarmente non fanno faville. Il problema è che la commedia punta tutto su personaggi caricaturali senza azzeccare i tempi comici; la svolta drammatica, invece, parte come un "Carramba che sorpresa" e non si accontenta di crogiolarsi nei ricordi o in una lieve malinconia, ma punta diritto alla tragedia. Le conseguenze dell'invasione nazista al centro del racconto sono ovviamente devastanti ed è importante sottolineare che ciò che è accaduto non deve riaccadere, ma la resa cinematografica degli eventi è poco incisiva e finisce per perdere di vista lo spessore dei personaggi. Il cast è interamente ucraino, a parte Frodo-Elijah Wood, costantemente stranito come richiesto da un ruolo che, però, avrebbe avuto bisogno di maggiore approfondimento. Scoppiettante il commento musicale dalle sonorità etniche.