
TRAMA
Una ricca affarista investe un uomo con l’automobile. Lo porta a casa, lo cura, diventano amanti, ma poi lui annega. Si presenta alla porta un uomo identico, ma più volitivo.
RECENSIONI
È due ma nello stesso "uno". Vediamo due personalità in quanto non siamo compiuti, perché viviamo a metà e chi, al contrario di noi, è completo, ci appare sdoppiato. Godard non si limita al discorso esistenziale, parla anche del cinema e del suo atto di "doppiare" la realtà, di copia "negativa" e copia "positiva": questo racconto di Resurrezione in cui nasce una personalità diversa dalla precedente rivela, appunto, lo scarto fra l'oggetto e la sua riproduzione. Un'opera ermetica con un meltin’ pot di fonti/chiavi di lettura: da La Contessa Scalza (la Giordano con lo stesso nome di Ava Gardner) a la ‘Divina Commedia’, da l’Odissea (Ulisse non riconosciuto al ritorno) a Viaggio in Italia (l’amore che non si compie), da la Bibbia a ‘Tristano e Isotta’, dalle “Affinità elettive” di Goethe a Newton (lo scienziato), da Schiller (la serva sgridata) a Mallarmet (“L’io è un altro” e il lancio a caso dei dadi, perché anche i riferimenti dell’opera potrebbero essere casuali), da Paolo Conte (!) a “Il mastino dei Baskervilles” (o Un Chien Andalou?), da Dostojewskij a Aristotele, da Marx (“Elogio del crimine”) a Michelangelo (l’incontro di mani). Una ricerca linguistica (le parole esistono prima delle cose?) dove lo spazio deve contenere i dialoghi e non viceversa (“Alta est fabula”), sovraccarica di parole, aforismi, spunti, allegorie che non vanno tanto penetrate nei significati, quanto godute come un bombardamento estasiante di elucubrazioni e possibili intuizioni, con un'astrattezza ed un intellettualismo che si fanno poesia della mente e del cuore (ci sono anche splendidi attimi di puro lirismo, disteso, armonioso). Se le parole non possono restituire la realtà o una sensazione, perché non porle sullo stesso piano delle immagini, per un piacere epidermico, uno stimolo, senza ricondurre tutto a teorema e ragionamento? Il significante è più importante del significato, il mezzo è il messaggio. La chiave di lettura cristologica, comunque, appare la più sensata fra le tante che l'autore ci propone (Delon è il figlio di Dio, la donna simboleggia l’umanità che non lo riconosce ed è indifferente al suo annegamento): senza dimenticare che è anche un'allegoria sull'amore fra uomo e donna, un esperimento scientifico/filosofico sull'uso della parola, un apologo sulla nascita dell’Onnipotente (gli uomini hanno ucciso il dio dell’Amore, resta l’Imperfetto), sul ricordo che può essere Paradiso ed Inferno insieme, sulle "nuove onde" (anche la Nouvelle vague cinematografica?) in realtà sempre identiche (è sempre Delon), con lo stesso oceano sopra l'uomo (il Presente), che resta immobile e rivive le stesse situazioni. Un film difficile che ripaga aprendo una porta sul Mistero, garantendo un'esperienza unica, anche nel senso che gli infiniti significati sono, infine, "uno" solo.
