Drammatico, Recensione

L’UOMO CHE SUSSURRAVA AI CAVALLI

Titolo OriginaleThe horse whisperer
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1998
Durata160’

TRAMA

In un incidente a cavallo, Grace perde una gamba ed un’amica. La madre la accompagna, insieme all’animale traumatizzato, nel Montana, da un cowboy noto per il suo rapporto “magico” con gli equini.

RECENSIONI

Robert Redford adatta il best seller di Nicholas Evans al proprio credo, fatto d'amore per gli spazi incontaminati della natura, rispetto degli animali, armonia esistenziale, passione per la vita da cowboy e una filosofia da "western” moderno coltivata in pellicole come Corvo Rosso non avrai il  mio Scalpo e Il Cavaliere Elettrico. È pletorica l'elegia del suo personaggio (è la prima volta che dirige se stesso), guru uomo-retto-dei-miracoli che sottolinea una sin troppo ideale contrapposizione fra idillio bucolico, cullato dalla saggezza del silenzio (la nonna “filosofa”) e caos metropolitano (il cavallo di New York…), ma allo schematismo edificante di fondo fa da contraltare un trasporto palpabile per i temi affrontati. È, inoltre, uno dei più convincenti film con a protagonista un cavallo, dotato di un vero e proprio “personaggio” (Pilgrim), tormentato e generoso. Il dolore che circonda il “Marlboro-Country-Man" (spot citato!) è toccante: la pellicola s'apre su d'una tragedia, ne segue un'altra (il trauma della menomazione fisica), ricerca la cura come L'Olio di Lorenzo, trova la speranza, ma rinviene anche l'incomunicabilità all'interno del nucleo familiare (tema caro al regista). A chiudere, lo struggimento di un amore soffocato, che fatica a trattenersi in un ballo lento e soffoca in due addii commoventi (co-sceneggiatore, non a caso, è il Richard LaGravanese de I Ponti di Madison County). Compito del Salvatore è ridare fiducia in se stessi ai tre “clienti” (la figlia mutilata, la madre che teme di perdere il controllo sulle situazioni, il cavallo che sfoga la paura nella rabbia). Non s’abbatte l’uno (l’animale) per non abbattere il morale dell’altra (la ragazza): il parallelo di reciproca accettazione, anche se ostentato, appassiona. La questione è: combattere o accettare lo stato di cose?