Drammatico

L’AMORE RITROVATO

NazioneItalia
Anno Produzione2004
Durata108'
Tratto daliberamente ispirato al romanzo Una Relazione di Carlo Cassola
Fotografia
Scenografia

TRAMA

Giovanni ha trent’anni, è sposato con un figlio e lavora in banca. Durante uno dei suoi spostamenti in treno rivede Maria, una vecchia fiamma, e punta su di lei. Maria, passata una lunga aridità sentimentale, si concede.

RECENSIONI

Ci sono molti modi di raccontare la stessa storia e Carlo Mazzacurati, traendo ispirazione dal romanzo "Una relazione" di Carlo Cassola, si sofferma sulle conseguenze emotive dei personaggi prediligendo un taglio intimista. All'inizio l'ennesimo amore contrastato dal destino e dalle convenzioni riesce a conquistare, poi la vicenda si stiracchia e i fili lanciati dalla sceneggiatura finiscono per intrecciare un quadro prevedibile, con una conclusione che appare posticcia. Peccato perché, appunto, il film parte bene, a cominciare dalla connotazione geografica lungo la costa tirrenica (meno bene, invece, l'ambientazione storica: curati scenografie e costumi, ma il peso della storia, la vicenda si svolge nel 1936, non si sente). Poi, però, il tocco gentile cerca troppo il consenso del pubblico. Finisce così per stonare un po' il realismo dei coiti passionali, così come i bozzetti da spot (la cantilena un po' ruffiana del controllore-macchietta Marco Messeri, il bambino che regala conchiglie, l'albergatrice dalle belle mani, il salumiere simpatico). La parola "carino" getta quindi ombre lunghe sul racconto, invischiandosi negli stereotipi. Per fortuna i due protagonisti riescono quasi sempre a rendere credibile il loro amore. Meglio la spontaneità di Maya Sansa, occhi pungenti, voce calda e pastosa, della piacioneria di Stefano Accorsi, a suo agio nelle mezze tinte del bancario annoiato e un po' gretto, tendente al ridicolo quando imita gli eccessi del Dino Campana che gli ha inspiegabilmente portato grande fortuna (le due o tre scene in cui assume un'inverosimile aria truce), o nel finale, da divo anni trenta, con tanto di baffetti e brillantina nei capelli. Una scena, però, strappa una sincera emozione: quando Accorsi sul treno in partenza, dopo la passione consumata nel bosco, trova la Sansa a salutarlo dai binari. Ecco, l'espressione di lei, gioiosa e bambina, e lo stupore di lui, rubano un attimo di verità.

Questo il problema: dopo la visione de L’AMORE RITROVATO di Mazzacurati non mi viene in mente niente di interessante da scrivere. Potrei parlare della consueta performance canina di Stefano Accorsi oppure di Maya Sansa che, discreta attrice, di fronte a tale individuo si riveste di un’aurea regale; sarebbe d’uopo sbrodolare qualcosa a proposito dell’amore in tempo di guerra, l’adulterio, la meticolosa ricostruzione temporale, la tecnica della narrazione ellittica, il treno come emblema del racconto in progress. E ancora sottolineare l’intensità del sentimento giocato sul piano spazio/temporale, che attraverso simboli facili ma concreti coinvolge nel suo vortice lo spettatore. Ma non farò niente di tutto questo. Perché il film non suscita alcuna sensazione, appagamento commozione indignazione rabbia noia, semplicemente scorre per un discreto minutaggio e lo si scorda appena si materializza l’ultima dissolvenza. Quindi mi scuso con i lettori per la mancata recensione (che è anch’essa una recensione, dopotutto), rifiutandosi la mia penna di cogliere gli snodi principali e le grandi tematiche nascoste tra le righe del testo filmico. La pagina non si riempie ed io me la cavo con un sanza infamia e sanza lodo: e quindi, inevitabilmente, con un massiccio carico di infamia, ché il nulla non si addice esattamente alla sala cinematografica.