Commedia, Recensione

LA LEGGENDA DI AL, JOHN E JACK

TRAMA

New York, 1959: tre killer della Mafia combinano pasticci e il boss dà loro un’ultima possibilità, come accompagnatori di sua zia. Per errore, la uccidono.

RECENSIONI

I colori richiamano alla memoria il Bronx di Robert De Niro e al Drive-in proiettano La Donna che Visse Due Volte. È il 1959 e i killer pasticcioni Al, John e Jack sono promossi a protagonisti di un intero film di gangster, dopo le comparsate in Tre Uomini e una Gamba e Così è la Vita. Il canovaccio elementare ripesca smemorati e omosessuali da canzonare, fa sì che Al(do) dimentichi tutto e passa al flashback: si torna indietro e ci si ripete, in un Ricomincio da Capo con tabula rasa delle ambizioni del trio comico italiano più promettente. Al, John & Jack mostrano le smagliature del loro sketch allargato a dismisura; Aldo, Giovanni e Giacomo, costretti in un genere che amano ma non possono omaggiare per carenza linguistica (scadente l’inflessione dialettale di John e Jack), non sanno andare oltre la semplice parodia. (Ri)comparse di se stessi, sembrano i protagonisti di un film su commissione e perdono in naturalezza, presi come sono dallo sforzo produttivo (per risparmiare e replicare il cabaret, però, ci si chiude spesso in albergo e in automobile) e riproduttivo (cinefilo: in chiusura si passa addirittura al film d’ambiente pugilistico). C’è l’azzardo di mantenere gli stilemi violenti e non appoggiarsi del tutto allo stravolgimento buffonesco: i tre killer non scherzano, sono feroci e al contempo imbranati. Vedere Al ammazzare crudelmente il barbiere e, subito dopo, dover entrare in sintonia con una sua battuta ironica, però, crea un effetto straniante che non poggia su di un’adeguata dimensione grottesca. D’altro canto, è notevole la prova di Aldo, impegnato in almeno tre ruoli (killer spietato, omosessuale e L’Esorcista!) e l’accostamento sangue/comicità funziona in una scena come quella della zia del boss (freddata dalla…freddura). C’è poi uno sprazzo surreale che riconcilia con il gay pride, quando due uomini s’abbracciano al tramonto. Con il colpo di scena finale, si viene a sapere che è tutta una messinscena, divertente se immaginata sulla carta (funziona a meraviglia nel sognato flash-forward del piano di John), più posticcia e pasticciata nel tempo reale: Al scopre che il film non gli appartiene e cerca di strapparlo dalle mani di John e Jack, ma è troppo tardi.