Bellico, Recensione

LA CROCE DI FERRO

Titolo OriginaleCross of iron
NazioneU.K., Germania
Anno Produzione1977
Genere
Durata133’

TRAMA

Il caporale Rolf Steiner guida i suoi uomini nel Fronte russo del 1943. Il nuovo comandante del battaglione è un ufficiale prussiano determinato a vincere la Croce di Ferro ed entra subito in conflitto con Steiner quando quest’ultimo si rifiuta di fucilare un giovane soldato sovietico.

RECENSIONI

Il Mucchio Selvaggio si nasconde anche fra i nazisti: per Peckinpah la guerra è comunque un affare sporco e la sua poetica si schiera sempre con i perdenti. Molti, all’epoca, storsero il naso di fronte a una pellicola che rendeva eroici alcuni soldati del Terzo Reich ma il discorso dell’autore è un altro: l’uomo, non la divisa, cerca l’onore e quest’ultimo è tanto più ammirevole quanto più il contesto è infernale. Perché l’Inferno creato dalla messinscena di Peckinpah è atrocemente magnifico: polvere, fango, sangue, fuoco e demoni, ovvero superiori sadici, esaltati, disumani. I ralenti peckinpahiani, stavolta, più che l’epica dell’eroismo, sottolineano in modo allucinato e astratto il regno dei morti nella terra dei vivi. La violenza, dal canto suo, alberga anche nel dolore patito dai pochi “uomini veri” che cercano di preservare la propria anima nel disfacimento e nella follia. Tratto dal romanzo “La carne paziente” (1956) di Willi Heinrich, girato in Yugoslavia in una co-produzione anglo-tedesca.