Drammatico

IL SEGRETO – LE SECRET

Titolo OriginaleLe Secret
NazioneFrancia
Anno Produzione2000
Durata107'
Fotografia

TRAMA

Marie è sposata con Francois e ha un figlio. La sua vita sembra serena ma l’incontro con Bill, un ballerino afroamericano, gliela sconvolge.

RECENSIONI

Il primo stereotipo:la donna che ha tutto, anche un'apparente facolta' di scegliere, ma che si accorge di essere reclusa in una prigione dorata. Una donna che, pur amando il consorte non vuole rimanere ingabbiata nella dimensione di una serena vita familiare, nelle castranti maglie del quotidiano ma desidera continuare a guardare il mondo, ad assaggiarlo se gliene viene voglia. Stereotipo numero due: un marito premuroso e pianificatore, affettuoso ma palloso, che ha dimenticato il piacere del sesso e che vuole usarlo al solo scopo di allargare la famiglia, un marito tutto proteso ad assicurare benessere alla moglie senza peritarsi di chiederle di quale benessere abbia bisogno. In questo quadro di tranquilla noia non puo' che intervenire la decisa pennellata del sesso trasfiguratore, un sesso animale che risveglia i sensi ottusi e da' una scarica di vitalita' salvifica (leggi: cunnilingus ma non solo). Di qui l'altro stereotipo: il terzo incomodo e' un ballerino piuttosto buro, di colore e quindi, ovviamente, amatore insuperabile (gli sceneggiatori si guardano bene dall'allontanarsi dal rassicurante luogo comune), un uomo misterioso che sembra non uscire mai dalla villa nella quale risiede, un uomo che non deve chiedere mai, anche perche' non ne ha bisogno: Marie gli si offre quasi subito.
Un soggetto, banalissimo, gia' visto e gia' letto mille volte, viene proposto senza minimo sforzo di originalita', decorato con situazioni risibili (i lividi sul corpo come messaggi subliminali al marito per informarlo della tresca, "volevo che sapessi" - ma il segreto del titolo è davvero di Pulcinella, allora... -) e che si traduce in dialoghi che sfiorano vette di surreale imbarazzo ("Vorrei dividermi, cosi' una parte di me resterebbe qui", vado a memoria). Su tutto incombe la livida ombra della sciatteria: regia inesistente, attori spaesati (anche se il fatto che siano tutti e tre massimamente antipatici non lo vedrei come un difetto), ultima scena che, memore de LA NOTTE di Antonioni, infrange il gia' labile limite del ridicolo. Chi si avvicina al film attirato dal nome di Zonca (tra gli sceneggiatori) lasci perdere: siamo lontani dalla vita degli angeli, qui si e' in un limbo diaccio e grigio in cui lo sbadiglio regna sovrano.

Superata l'irritazione di una sgranatura diventata maniera e di un mini-minimalismo sbandierato come scelta stilistica, il film della francese Virginie Wagon, affiancata dalla "collaborazione artistica" di Erick Zonca, sviluppa tematiche interessanti sulle sempre poco chiare dinamiche psicologiche di coppia. All'apparenza è il classico triangolo LUI - innamorato, equilibrato, un tantino convenzionale - LEI - innamorata ma in cerca di nuovi stimoli - L'ALTRO - un nero affascinante, stereotipo dello stallone risolvi-problemi. In realtà il percorso psicologico che porta la bella protagonista a vivere una storia parallela e' ben piu' complesso e la sceneggiatura e' molto attenta a rendere lo spettatore non giudicante ma in qualche modo complice delle sue scelte. Sono chiare fin dall'inizio, infatti, le motivazioni di una donna che sente incrinare il ritmo blando della sua quotidianita' e la nuova consapevolezza nasce dopo una vita serena dove pero' l'accondiscendenza ha sostituito scelte personali in cui mettersi alla prova. Il rischio, cercando di rendere razionale attraverso il dialogo motivazioni irrazionali, e' di produrre un effetto didascalico a cui le immagini poco aggiungono. Ma più ancora delle parole, sono gli occhi della protagonista e le sue scelte amorali che riescono a comunicare il cammino, questa volta scelto con ostinazione, per superare un disagio interiore tanto profondo quanto difficile da esternare. 
Manca totalmente l'ironia, una patina di gelo non riscalda neanche le sequenze piu' audaci e la seconda parte gira un po' su se stessa appesantendo la visione, ma il ritratto di donna e la sensazione di non sentirsi completi nonostante in apparenza tutto sia al posto giusto, lasciano un segno che stimola il confronto e la discussione.