Drammatico

IL PRIGIONIERO DELLA MONTAGNA

NazioneItalia/Germania
Anno Produzione1955
Durata87’

TRAMA

Il suo cantiere è indebitato con la banca e Giovanni viene anche ingiustamente accusato dell’omicidio del fratello. Lascia moglie e figli e si nasconde fra gli operai di una diga in montagna, dove s’è intrufolato anche il vero assassino.

RECENSIONI

Servendosi di un cast tecnico italo-tedesco, l'altoatesino Luis Trenker compone un film trascurabile nella matrice gialla tratta dal romanzo “La Fuga di Giovanni Testa” di Günther C. Bienek, con il banale tema dell'innocente incastrato: i modi non sono certo quelli di Alfred Hitchcock (o Pietro Germi), l'identità dell'assassino è facile da intuire e la matassa si sbroglia in modo inverosimile dopo aver disseminato fastidiose lacune esplicative (perché l'assassino ricattava la sua vittima? Come ha fatto Giovanni ad entrare in possesso di una carta d'identità falsa? Come mai i carabinieri non lo riconoscono se la sua foto è su tutti i giornali?). Non rincuora la presenza di Yvonne Sanson che, all’inizio, conferma il timore del melodramma strappalacrime di stampo matarazziano. Per fortuna Trenker cambia presto ambientazione e soggetto: entra in campo una bella ragazza civettuola e ci si sposta a Penia, in mezzo alle Alpi, territorio congeniale al "regista dei film di montagna". Le vedute cinematografiche e i paesaggi naturali sono magnifici, certi sfondi sono spettacolari (la diga del Lago di Fedaia), altri per lo più inediti (e inspiegabilmente trascurati) nel cinema nazionale (dintorni del Lago di Garda compresi). Entrano in azione i rocciatori e si respirano usanze, genti, culture diverse, per una boccata d'aria fresca (d'altitudine) rispetto al canovaccio commerciale ma poco furbo e professionale, colmo di dialoghi retorici e messaggi morali "di serie" (senso di responsabilità, famiglia, idealismo e così via), nonostante la collaborazione alla sceneggiatura di Giorgio Bassani e Pier Paolo Pasolini.