Recensione, Sentimentale

I PONTI DI MADISON COUNTY

Titolo OriginaleThe Bridges of Madison County
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1995
Durata135'

TRAMA

Una casalinga con marito e figli in viaggio per qualche giorno conosce un fotografo del National Geographic impegnato in un servizio sui ponti della zona. Fra i due nasce l’amore.

RECENSIONI

Partendo dalla scoperta, da parte dei figli della protagonista, dei diari della madre ormai scomparsa, viene raccontata la storia di un amore grande e breve. I pochi giorni tanto significativi vengono svelati parallelamente con le reazioni dei figli, ignari, prima sconcertati e rabbiosi, poi commossi e consapevoli. Quello fra queste due persone mature e comuni, non particolamente infelici ma piene di solitudini e delusioni, è un "breve incontro" in fondo non particolarmente originale. La storia di sempre: un amore impossibile che appare momentaneamente possibile, che accresce il proprio impatto con la rinuncia e l'addio, che lascia una traccia tanto più grande quanto più è fugace. Eastwood, che si cimenta per la prima volta con un soggetto smaccatamente sentimentale, si conferma un buon regista. Non esagera col melodramma, non cerca effetti troppo facili, evita gli scivoloni, ma riesce ad emozionare. Utilizzando al meglio il best seller di Waller coglie i protagonisti nella loro quotidianità, dipinge due ritratti verosimili e non troppo stereotipati, presenta il sentimento nel suo sviluppo naturale. Rimane l'immagine dell'impacciato (ma non troppo) ex cowboy che cerca di offrire un mazzo di fiori alla semplice donna di famiglia non particolarmente entusiasta dell'America per cui ha lasciato il suo paese d'origine (l'Italia). E la risata di lei che gli rivela che quei fiori sono velenosi. E quando, proprio all'ultimo momento, la protagonista rinuncia all'idea di abbandonare la famiglia (copione irrinunciabile), arriva la scena più bella e memorabile di tutto il film. Un addio senza clamori ed eccessi, ma perfetto, elegantemente romantico, capace di colpire al cuore. La pioggia, lo scorgersi imprevisto, lo strazio dell'incertezza materializzato in una mano che sfiora la portiera dell'auto, in un viso ed in un pianto dimesso, non spiegato. Degno di figurare al secondo posto nella categoria, dopo l'addio di Casablanca. Ai meriti di Clint Eastwood corrispondono quelli, sempre sorprendenti, di Maryl Streep. Il ruolo, d'altra parte, era nato su misura per lei.

Clint Eastwood continua a stupire, rivelando una vena sentimentale distante anni luce dall'immagine di duro che l'ha reso popolare: già in Breezy (soprattutto), Honky Tonk Man e Un Mondo Perfetto aveva dato prova di saper toccare le corde della commozione, ma mai avremmo pensato che un giorno avrebbe fatto il suo Breve Incontro, traendolo da un best seller e lasciando, da gran gentleman, la scena e gli applausi alla partner, un'ottima Meryl Streep alle prese con un'indimenticabile figura femminile. Come scordare i primi approcci di lei, nervosa ma curiosa, colma di desiderio e senso di colpa, sensibile ma con un modo di fare sguaiato (quando ride a gambe all'aria)? Non c'è traccia del tipico approccio patinato hollywoodiano (la donna solo "divina" e desiderabile), anche se Eastwood insiste con un cinema carico di classicità e malinconia, senza timore di spezzare una lancia per dei valori "tradizionali" (la famiglia), ma non per questo rinunciando ai chiaroscuri, alla passione che acceca, al sarcasmo sull'ottusità di regole sociali che soffocano l'individuo, ad una conturbante vena sensuale (la brezza serale che accarezza il corpo della Streep). Il racconto e la poetica del suo cinema si specchiano nell'abnegazione, citando Yates, amato dal protagonista fotografo (facile pensare ad una metafora del regista) per come unisce il realismo, la concisione, la sensualità, la bellezza e la magia. Un diario intimo romantico ed elegante, in cui fanno da contrappunto le reazioni dei figli della protagonista, infine "piegati" da un atto d'amore ancora più grande, per la famiglia, per fermare un attimo nel tempo e non vivere di rimorsi. Struggente parte finale: l'addio sotto la pioggia con gli sguardi, lo strazio della mano sulla maniglia della macchina e quello della catenina appesa allo specchio retrovisore. Poi, un'altra stretta al cuore: il pacco colmo di "ricordi" e sorprese.