TRAMA
Un gruppo di astronauti durante una missione in orbita viene accidentalmente esposto a radiazioni cosmiche. Reed Richards acquisterà il potere di allungare il proprio corpo a dismisura, Sue Storm otterrà il dono dell’invisibilità, Johnny Storm avrà la capacità di controllare il fuoco, e Ben Grimm si trasformerà in un essere di pietra dalla forza sovrumana. Uniti nella lega dei Fantastici Quattro dovranno affrontare il Dottor Doom e i suoi malefici piani di dominio.
RECENSIONI
Mancavano solo loro, ed ora eccoli, i Fantastici 4 sbarcano finalmente su grande schermo. Il genere dei film tratti da fumetti conta ormai decine di titoli che si dividono essenzialmente in due filoni: da una parte le pellicole in grado di aggiungere un tocco personale all’originale cartaceo, e dall’altra i film “copia-e-incolla” che sfruttano il nome degli albi per spingere il pubblico a pagare il biglietto. “I Fantastici 4”, purtroppo per i fan del fumetto, appartiene più al secondo che non al primo tipo.
C’è una premessa da fare: non era facile portare al cinema il fumetto di Stan Lee e Jack Kirby per almeno due motivi. Primo, la franchigia dei Fantastic Four è la prima ad aver introdotto nel lontano 1961 la figura del moderno supereroe con superproblemi quindi il confronto con l’originale è ancora più difficile. Secondo, dopo gli straordinari successi degli “X-Men”, “Spiderman” e le uscite di tutti gli altri film fumetto è difficile essere ancora originali, soprattutto quando la formula di base è sempre la stessa. L’enorme attesa per la trasposizione del primo successo di Stan Lee può avere quindi influito sulla travagliata lavorazione del film. Inizialmente la regia era stata affidata a Peyton Reed, e solo in un secondo momento è subentrato Tim Story (“The barbershop”, “Taxi”). Anche la sceneggiatura è passata di mano in mano fino a giungere a Michael France (“The Punisher”, “Hulk”) e Mark Frost (co-creatore della serie “Twin Peaks”). Senza un regista e uno sceneggiatore sicuro alla fine sono stati i 100 milioni di dollari di budget a decidere per tutti: meglio puntare subito sulla computer grafica, sulle scene spettacolari, e sulle belle facce del cast e il resto sarebbe venuto da sé.
La storia è purtroppo la parte dolente della pellicola. I quattro amici variamente assortiti (lo scienziato timido, la bella dottoressa, lo sbruffone e il bruto dal cuore d’oro) trasformati loro malgrado in supereroi reagiscono diversamente alla loro nuova condizione. Il giovane del gruppo (Chris Evans) pensa solo a mettersi in mostra e a rimorchiare, lo scienziato (Ioan Gruffudd) è perseguitato dal senso di colpa, la bella (Jessica Alba) sfrutta l’invisibilità per sottrarsi all’inseguimento dei fan, mentre l’uomo-roccia (non ci posso credere il commissario Scali! alias Michael Chiklis) soprannominato La Cosa è sfuggito da tutti. A peggiorare le cose ci si mette il cattivo, ex-capitano della missione e sfortunato spasimante della bella dottoressa, che dopo essere stato estromesso dalla società che ha fondato si scopre dotato di superpoteri devastanti. A questo punto la storia si dipana in sottotrame che illustrano i singoli personaggi alle prese con i nuovi poteri e le tensioni che si generano all’interno del gruppo (culminanti in un salvataggio collettivo su un ponte, e in una mega-rissa tra La Cosa e La Torcia Umana). Ma i Fantastici Quattro simbolo dei quattro elementi fondamentali alla vita (aria, acqua, terra e fuoco) non possono che riunire le forze per sconfiggere il loro ex-finanziatore che nel frattempo si è trasformato in Dottor Doom e vuole dominare il mondo.
Tutto questo vi suona familiare? No, è semplicemente l’ingrediente base di ogni film fumetto che si rispetti. Quello che fa di una sequenza di inquadrature in computer grafica e attori ben vestiti un film indimenticabile è il talento del regista. È sufficiente prendere in considerazione l’opera di Burton con “Batman” o di Raimi con “Spiderman” per rendersene conto. Purtroppo per noi la regia dei “Fantastici 4” non è firmata da nessuno dei due, e la macchina da presa di Story non fa altro che mettere insieme i pezzi di una sceneggiatura che sembra scritta a tavolino e priva di una vera anima. Questa mancanza di coesione si riflette anche sul registro sul quale sintonizzare la vicenda. Story è un regista che proviene dalla commedia e predilige decisamente i momenti leggeri, ma d’altra parte la moda dei film sui supereroi impone una componente dark a cui nessuna pellicola sembra potersi sottrarre. Fin da subito si capisce che il film non riuscirà ad approfondire come dovrebbe i mille risvolti dei personaggi e tutte le possibilità drammatiche della loro condizione. Story punta tutto sulle gag di Chiklis (un uomo si sta buttando da un ponte, Ben lo guarda e gli fa: “E tu pensi di avere problemi? Dai un’occhiata a me!”), sulla piacioneria di Evans e sulle forme di Jessica Alba. Il grande assente del film è proprio il cattivo. Il personaggio interpretato da Julian Macmahon rimane letteralmente nell’ombra, le sue motivazioni vaghe, e lo scontro finale con gli eroi occupa solo gli ultimi venti minuti della pellicola. Certo Julian Macmahon non è Dafoe né Jack Nicholson, ma la genesi e la caratterizzazione del mostro meritavano un approfondimento e una messa in scena più accurati.
Quello che rimane, a parte lo spot dello snowboard e del motocross, è l’impatto spettacolare. Ecco l’unico potere in grado di salvare le superproduzioni. Story ammette candidamente di non aver mai avuto nulla a che fare con gli effetti speciali prima di questo film, e la mancanza di esperienza in questo settore si fa decisamente sentire. Le scene in digitale non sono eccezionali, si è visto di molto meglio. Il make-up de Ben Grimm rimane la cosa più riuscita del film, non è niente di speciale intendiamoci, ma almeno la pelle di pietra è verosimile e il personaggio non sembra uscito da un videogioco. Anche dal punto di vista tecnico quindi niente mostarda. Il film di Story può divertire, accattivare per i personaggi modaioli, ma al di là di questo ci si aspettava e si poteva fare di meglio.
Curiosità: non manca neanche questa volta il cammeo di Stan Lee, è il postino che consegna le buste a Reed. Dopo l’uscita del film “Gli incredibili” la produzione ha deciso di sopprimere la scena in cui La Cosa scuoteva un albero per far cadere un gatto, sarebbe risultata troppo simile.
