Drammatico

HIROSHIMA MON AMOUR

Titolo OriginaleHiroshima mon amour
NazioneFrancia
Anno Produzione1959
Durata90'
Sceneggiatura
Scenografia

TRAMA

Un’attrice francese, che sta girando un film ad Hiroshima, ha una notte di passione con un architetto giapponese: con lui ricorda un suo tragico amore durante la guerra.

RECENSIONI

Doveva essere un (altro) suo documentario: inserendo una traccia di finzione, invece, Resnais cambia il cinema per sempre, alla stregua dei cugini della nouvelle vague sull’altra riva (lo stesso anno, ha un cameo ne Il Segno del Leone di Eric Rohmer, cinema con il primato dello Spazio e non del Tempo). Nascita del cinema moderno: è sì forte l’impronta “letteraria” della sceneggiatrice Marguerite Duras (greve per enfasi e certa retorica) ma sono segni di una sperimentazione linguistica rivoluzionaria i salti di montaggio, l’uso del flashback, di insert (quasi) subliminali, di un testo asincrono rispetto alle immagini frammentarie con cui (però) dialoga in interdipendenza (la riflessione di un personaggio è completata dalla visione di un cartello), di un dissonante lirismo che nega il pathos del contenuto, di un commento sonoro che organizza le battute drammaturgiche, di Tempo e Spazio non lineari in un raccontare ellittico, volutamente concentrato su comportamenti contraddittori, più immerso nei flussi di coscienza che nei fatti. L’opera si apre con un documento shock sugli orrori della bomba atomica, commentati dalla voce della protagonista durante il suo rapporto carnale con il giapponese: il monito, ricorrente, recita “Tu non hai visto, non sai niente”. Ossessionato dal tema della memoria, Resnais piega il cinema ai suoi movimenti, ai suoi stadi, ai suoi vuoti e ai suoi lasciti, talmente dolorosi da indurre alla ricerca dell’oblio: ma dimenticare, rimuovere, ignorare sono deboli panacee per un presente che non esiste senza il passato. I fantasmi non vogliono essere tali, gli e(o)rrori vanno riconosciuti, ricordare libera, il cinema è qui per questo, a costo di film nel film (la protagonista è sul set di un’opera contro la violenza della bomba). Le due storie d’amore permeano, incarnandosi in ostiche e complesse allegorie, il resto della pellicola: l’amante attuale si confonde con quello del passato, Hiroshima si sovrappone alla francese Nevers (“mai”, in inglese) perché la Storia tende a ripetersi, la memoria potrebbe essere ciclica e la protagonista anela ad essere “divorata”, ”deformata” dall’amore in un parallelo con i superstiti dell’atomica colpiti dalle radiazioni. Meraviglioso il dialogo finale, dove i due protagonisti si chiamano per “nome”, Hiroshima e Nevers.