
TRAMA
Due giovani missionarie mormoni, la Sorella Barnes e la timida Sorella Paxton, arrivano alla casa di un uomo di mezza età, il signor Reed….
RECENSIONI
Sgomberiamo subito il campo, c’è più di qualcosa che non va con Heretic. Procediamo con ordine: il film inizia con una bella inquadratura, nella cifra ormai distintiva della A24. Due giovani sorelle mormone parlano di sesso, fra curiosità e timore. Si imbastisce così il ritratto controintuitivo di una religiosità contemporanea, nell’interessante imbarazzo fra la vetustà degli austeri costumi e la pressione del mondo odierno all’emancipazione a tutti i costi. Bene: da qui partiamo per seguire le Nostre in una tipica giornata di servizio, in cerca di qualcuno da convertire alla Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni. Si troveranno così a casa del signor Reed, cui non mancano cordialità, doti affabulatorie e un certo acume. Fin qui è quanto ci aspettavamo dai trailer. E davvero, ahinoi, è tutto qui. Il resto è quel qualcosa che non va, che per comodità riferiremo con un bel bullet point, ad assecondare un cinema che più schematico non si può:
- Hugh Grant nel ruolo del villain: immenso, nulla da dire, ma purtroppo vessato da una sceneggiatura che nel calcare la mano lo fa precipitare prima nell’istrionico, poi nell’ipertrofico, infine nel macchiettistico. Così le sue indubitabili acrobazie espressive, dal sornione al pazzoide, si annacquano fino alla stucchevolezza, per colpa di una gestione sconsiderata della sua presenza che, per quanto carismatica, da sola non può bastare. Peccato.
- Filosofia: ora, va bene tutto, non si pretende necessariamente di trovare al cinema il trattato logico-filosofico di Wittgenstein, ma nemmeno è francamente accettabile una postura come quella di Heretic, che maschera da grandi rivelazioni gnoseologiche un’accozzaglia di banalità disarmanti, impoverendo tutto con posticci salti di registro dal (fintamente) profondo al (superficialmente) pop. Si mescolano così ovvietà antropologico-religiose e para-teorie liceali (la famosa teoria della simulazione, che già fa ridere quando ne parla Nick Bostrom), e lo spettatore anche non troppo colto si sente alla fine un po’ preso in giro: ci stai credendo veramente, Hugh/Reed, alle menate che spari ininterrottamente da un’ora e mezza come fossero verità rivelata? Possibile mai che non ci sia una media ragionevole fra un saggio di Peter Sloterdijk e una puntata delle Tartarughe Ninja? Purtroppo l’unico giudizio possibile rimane: postmoderno nel senso più deteriore del termine.
- Trama: Heretic è un confuso e inconcludente thriller psicologico. Il che pone nuovamente un problema ormai insormontabile: che diamine vorrà dire poi “thriller psicologico”? Non è chiaro, e sicuramente il film non aiuta. Niente di autenticamente interessante succede, e dalle premesse fallite e ossimoriche del “film-saggio ma anche pop” si scivola nell’horror da scantinato, con un po’ di misoginia (lo scambio iniziale sulla poligamia fra Reed e le due sorelle serviva didascalicamente ad anticipare l’ovvio) e una sorta di castrato last minute rescue. Nel mezzo la casa-labirinto del maniaco dovrebbe costituire l’orizzonte topologico di maggior fascino, la ciliegina sulla torta, ma tutto assimila invece Heretic alla crostata ai mirtilli del film stesso: finge di essere saporito, ma in realtà è solo il fumo di una candela. (Segnaliamo a margine una serie di piste morte qua e là che contribuiscono a dare l’impressione generale di un film-pretesto che diviene film-capestro, mal pensato e mal realizzato).
- Miracolo (?): dulcis in fundo, senza spoiler, ritorna il tema del mistero della fede, grande boutade che ha innervato dall’inizio l’esilissimo scheletro di un film che si crede concettuale ma è solo concettoso. Ci sarà stato il miracolo tanto (da chi?) agognato? Questione irrilevante, che ha la stessa dignità della domanda cliché sulla trottola di Inception. Superficiale, roba da top ten WatchMojo. Per inciso: c’è un film bello per davvero che è Martyrs di Pascal Laugier (2008), qui chiaramente alluso - con un po’ di torture porn à la Saw - ma nemmeno da lontano eguagliato. Se proprio dovete – e avete abbastanza stomaco – allora guardate quello.
Proponiamo dunque una sintesi di fondo. Il problema gigantesco di Heretic è nella sua casa di produzione, la A24, abilissima nel marketing ma sempre più disorientata e disorientante quando si tratta di quagliare. Un po’ come il dedalo domestico eretto dal signor Reed. Il film di per sé può pure essere godibile, ma solo se si smantellano tutte quelle pretese che invece ammantano la sempre più cedevole mitologia A24, che si presenta per un pubblico radical chic ma produce sempre più spesso film per adolescenti ormonali. Una casa in abito ma con lo strappo dietro (stile ballerino di lap dance). Sarebbe il caso per la fu indipendente casa di produzione di scegliere una via specifica e smetterla di tradire almeno una metà del suo pubblico (scelga lei quale): o fai filmetti thriller disimpegnati (come Heretic è), che vanno benissimo quando si presentano come tali, o fai film più spessi, avendo premura che le tue pirotecnie non siano solo fumo negli occhi. Ad oggi i piedi sono nelle due scarpe, e il sentore è quello di un progetto volutamente schizofrenico, e in via definitiva fastidioso.
