TRAMA
Giornalista in Vietnam, alla fine della guerra decide di trafficare in eroina: coinvolge, in patria, la moglie ed un amico. Questi ultimi si ritrovano nel mirino della concorrenza.
RECENSIONI
Solo apparentemente Karel Reisz è lontano dalle prove bizzarre del (suo) Free Cinema o dai messaggi che, sopra o sotto le righe, hanno sempre connotato le sue prove in Gran Bretagna. Pur trattando, fra i primi, l’argomento del dopo-Vietnam, in superficie non sembra affrontare di petto la problematica dei reduci o le conseguenze degli orrori di una guerra ingiusta. Sempre in superficie, sembra cavalcare il genere statunitense: poliziesco, thriller d’inseguimento, crime movie messi in scena con l’eleganza che contraddistingue il suo cinema senza, però, sacrificare nulla all’azione e alla tenuta del ritmo. In realtà l’allegoria si nasconde agli occhi: non tratta solo i detriti post-bellici ma anche il dopo-Sessantotto, la fine del Sogno, la morte della Speranza in un mondo migliore. Il tutto arricchito da eccellenti profili psicologici (che incuriosiscono più della trama convenzionale) e recitazioni vincenti, in primis Richard Masur e Ray Sharkey, che interpretano brutti ceffi da manuale. Immancabile, nel soundtrack, la canzone del titolo originale dei Credence Clearwater Revival.
