Fantascienza, Recensione

GUARDIANI DELLA GALASSIA VOL. 2

Titolo OriginaleGuardians of the Galaxy Vol. 2
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2017
Durata136'
Sceneggiatura
Fotografia
Scenografia

TRAMA

Quill e soci sono inseguiti dal popolo di Sovereign che Rocket ha derubato: vengono salvati da Ego, un celestiale che si rivela essere il padre di Quill e ha in serbo per lui un futuro di mortale eternità.

RECENSIONI

La prima sequenza, (quasi) un long take con protagonista Baby Groot, è una dichiarazione d’intenti e una buona fotografia del film: in primo piano abbiamo l’elemento umoristico, sullo sfondo la parte più propriamente, ma non esattamente, Marvel/Supereroistica. Perché Guardiani Della Galassia Vol. 2, come e più del Volume 1, è un Marvel Movie evidentemente e smaccatamente divergente, rispetto al Canone. Forse questo secondo volume lo è addirittura troppo. Nel senso che non si capisce (più) che tipo di film vorrebbe essere. Perché già in questa prima sequenza, dopo un sorriso iniziale, le cose si fanno ripetitive e un po’ noiosette: quello che accade in primo piano (Baby Groot che balla ignaro) è “simpatico” ma stanca abbastanza velocemente, mentre lo scontro Guardiani-Alieno sullo sfondo sembra un estratto da Men In Black tirato per le lunghe e non ha nessuna, vera attrattiva action/avventurosa. L’immaginario di riferimento sono sempre gli anni 80, nel prologo c’è Kurt Russell ed è già una mise en abyme di metarimandi: icona eighties (Fuga da New York, La Cosa, Grosso Guaio a Chinatown) sottoposta al trattamento ringiovanente dell’altra icona Jeff Bridges (Tron Legacy) al quale ruba la parte di Starman. Ironia inter-citazionista, quindi, che estorce simpatia e più di un sorriso. Poi però succede che “il film” non c’è. O meglio. Ce n’è pochino. GDG2 è fondamentalmente una commedia abbastanza divertente ma un po’ ripetitiva nelle sue meccaniche, con una componente Marvel-iana volutamente esile e, in realtà, paramarveliana che però finisce per avere un peso specifico indefinibile e indecifrabile nell’economia del film. Dunque, il mix di commedia e azione fantascientifica (vagamente) cinecomic-a riproduce quello del primo film, con un decisivo sbilanciamento verso la commedia, alla lunga un po’ piatta nel suo reiterare gli stessi meccanismi comici, e una componente avventurosa/marveliana tradizionalmente “narrativa” che fatica a ritagliarsi un vero ruolo nell’economia di un film in cui le vicende (super)eroi(sti)che sono come buttate lì, tra una battuta e l’altra, ma sembrano incapaci di intrattenere veramente.

Stessa formula, stesso risultato per James Gunn, nel male (tracce narrative derivative) e nel bene (il modo in cui funzionano queste simpatiche e disfunzionali cellule di una famiglia anomala). Per più di due ore, tenendo anche conto di cinque scene dopo l’inizio dei titoli di coda, la Marvel si assicura che Gunn ottemperi a spettacolo ed effetti speciali, inseguimenti e sconquassi ingigantiti dal 3D e dal nuovo modello di RED, la Weapon Dragon 8K digital camera, con effetto vistavision (impressionante, anche, l’effetto digitale che ringiovanisce Kurt Russell nel prologo, merito della Lola VFX). Traiettorie del racconto a parte, che iniziano in modo risaputo ma finiscono in un’inattesa apoteosi melodrammatica, quel che a Gunn riesce è il dramedy, l’alternanza di varie gradazioni dal comico al tragico, senza soluzione di continuità. Anche in questo senso, sono uno spasso tutti i guardiani, dal “disneyano” (Marvel è Disney) Groot al Drax di Dave Bautista (il miglior carattere in campo: da citare la gag in cui cerca di essere garbato con Mantis ma le riserva i peggiori epiteti): tutti litigano perché, morale della fiaba, è così che funziona una famiglia che ha un rapporto cementificato. Dopo tanti bum-bum e personaggi e scenari, a valere il film è l’epilogo che, dalla leggerezza con qualche patema anche dissonante, passa alla commozione con la tragedia del figlio che rinviene il padre accanto a sé (con ‘Father and son” di Cat Stevens: si reitera anche la carta vincente di un soundtrack vintage non risaputo) e con un funerale pirotecnico che, all’eroe dell’ultima ora, decreta i giusti onori.