
TRAMA
Quill e soci sono inseguiti dal popolo di Sovereign che Rocket ha derubato: vengono salvati da Ego, un celestiale che si rivela essere il padre di Quill e ha in serbo per lui un futuro di mortale eternità.
RECENSIONI
La prima sequenza, (quasi) un long take con protagonista Baby Groot, è una dichiarazione d’intenti e una buona fotografia del film: in primo piano abbiamo l’elemento umoristico, sullo sfondo la parte più propriamente, ma non esattamente, Marvel/Supereroistica. Perché Guardiani Della Galassia Vol. 2, come e più del Volume 1, è un Marvel Movie evidentemente e smaccatamente divergente, rispetto al Canone. Forse questo secondo volume lo è addirittura troppo. Nel senso che non si capisce (più) che tipo di film vorrebbe essere. Perché già in questa prima sequenza, dopo un sorriso iniziale, le cose si fanno ripetitive e un po’ noiosette: quello che accade in primo piano (Baby Groot che balla ignaro) è “simpatico” ma stanca abbastanza velocemente, mentre lo scontro Guardiani-Alieno sullo sfondo sembra un estratto da Men In Black tirato per le lunghe e non ha nessuna, vera attrattiva action/avventurosa. L’immaginario di riferimento sono sempre gli anni 80, nel prologo c’è Kurt Russell ed è già una mise en abyme di metarimandi: icona eighties (Fuga da New York, La Cosa, Grosso Guaio a Chinatown) sottoposta al trattamento ringiovanente dell’altra icona Jeff Bridges (Tron Legacy) al quale ruba la parte di Starman. Ironia inter-citazionista, quindi, che estorce simpatia e più di un sorriso. Poi però succede che “il film” non c’è. O meglio. Ce n’è pochino. GDG2 è fondamentalmente una commedia abbastanza divertente ma un po’ ripetitiva nelle sue meccaniche, con una componente Marvel-iana volutamente esile e, in realtà, paramarveliana che però finisce per avere un peso specifico indefinibile e indecifrabile nell’economia del film. Dunque, il mix di commedia e azione fantascientifica (vagamente) cinecomic-a riproduce quello del primo film, con un decisivo sbilanciamento verso la commedia, alla lunga un po’ piatta nel suo reiterare gli stessi meccanismi comici, e una componente avventurosa/marveliana tradizionalmente “narrativa” che fatica a ritagliarsi un vero ruolo nell’economia di un film in cui le vicende (super)eroi(sti)che sono come buttate lì, tra una battuta e l’altra, ma sembrano incapaci di intrattenere veramente.
