Raiplay, Recensione, Thriller

GRETA

Titolo OriginaleGreta
NazioneIrlanda
Anno Produzione2018
Genere
Durata98'
Fotografia
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Frances, recentemente orfana di madre, trova in Greta, vedova cui ha riportato una borsetta smarrita, una nuova amica e forse qualcosa di più. Ben presto, troppo di più.

RECENSIONI

Greta è passato per lo più inosservato, quasi come una borsetta abbandonata sul treno. Scampato pericolo? Per certi versi e con le debite riserve osiamo avanzare un timido no. In tutta la sua giocosa implausibilità, il film è infatti il primo a non prendersi sul serio (emblematica a questo proposito la riuscita sequenza del doppio sogno con falso risveglio, che mette una certa voglia di rivedere Il seme della follia di John Carpenter), scegliendo la strada dell’umorismo nero per s(tra)volgere diligentemente le premesse thriller decisamente artefatte e aff(r)ettate (il colpo di scena della scoperta delle molteplici altre borse cerca maldestramente di andare a segno affidandosi alla sola musica) e offrire alla fine un intrattenimento di tutto rispetto, se si sorvola su una parte centrale piuttosto fiacca e prolissa. Non mancano le buone trovate (l’inquadratura finale aperta, oppure l’espediente per cui le relazioni morbose di Greta iniziano e finiscono sempre con una “green bag”: la borsetta abbandonata in metro e il sacco per cadaveri dove ella infila le vittime esauste), mentre il kitsch si spreca, incarnato specialmente nella fastidiosissima amica del cuore, che con la sua redenzione badass bitch segue e amplifica la svolta sanguinolenta del climax. Indispensabile quanto irresistibile, un’Isabelle Huppert squisitamente sopra le righe – all’opposto e tuttavia affine nell’ossessione al suo personaggio in Elle –, cui tiene dignitosamente testa l’eterna bimba Chloë Grace Moretz. L’incapacità della polizia è più una colpevole necessità che una denuncia del problema dello stalking, mentre la relazione tra le due donne – soprattutto all’inizio – poteva dare adito a perversioni (o perlomeno permutazioni) più fantasiose del classico e sempre inscindibile legame madre-figlia. Cento minuti se non bene investiti, almeno non del tutto persi (e magari una ragazza tassativamente giovane e bella ce li riporterà indietro).