Drammatico, Sala

GIFTED

Titolo OriginaleGifted
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2017
Durata101'
Interpreti
Sceneggiatura
Fotografia
Montaggio

TRAMA

Mary, sette anni, è orfana di madre dalla primissima infanzia e vive in Florida con lo zio. Passione e talento per la matematica la rendono una bambina molto diversa dalle altre.

RECENSIONI

Marc Webb, dopo 500 giorni insieme, faceva sperare ben di meglio, soprattutto sul piano dello stile espressivo, di quanto Giftedrealmente offra. Già The Amazing Spiderman aveva drasticamente abbassato le aspettative nei suoi confronti. Adesso arriva Gifted, prova in una parola piatta, in un campo che lascia maggiore libertà di movimenti rispetto alle pellicole superoistiche, nonostante il budget limitato.
Storia di poco interesse, priva di elementi che possano vitalizzarla - né i personaggi, né guizzi di sceneggiatura, né soluzioni visive -, che perde cammin facendo anche gli spunti della premessa.
Dramma intimistico, famigliare, legale? Un po’ tutto e un po’ niente, perché nessuna direttrice viene portata avanti con convinzione.
Gifted ha come fondamenta la vicenda di una famiglia alternativa: allargata, solidale, non “naturale”. Lo zio che incarna una figura paterna giovanile ma responsabile, la vicina di colore di buon cuore, il gatto rosso Fred - che si rivelerà, un po’ semplicisticamente, fulcro degli affetti, della capacità o incapacità di coltivarli adeguatamente.
Le figure in campo si rivelano da subito cliché, tagliati con una pesante accetta.
La mamma/nonna è solo “una che vuole comandare” , il fratello/figlio/zio un bravo ragazzo in disarmo per i fatti della vita, la docente una ragazza comprensiva (per non dire dei dirigenti scolastici col paraocchi). La bambina fa un po’ eccezione, descritta in modo non mieloso, neppure simpatico per la verità; è persino lodevole che risulti tagliente e un po’ superba, ciò tuttavia non basta a farne un vero personaggio con cui empatizzare. Il Frank di Pine è invece opaco, sembra definito solo nel rapporto con la sua famiglia.

La contrapposizione è tra abiti stazzonati e da poco e case modeste da una parte, abbigliamento chic ed ambienti raffinati, sempre sui toni pastello del buon gusto, dall’altra.
L’alternativa al genitore “meritevole”, tutto cuore, è sempre una casa lussuosa e confortevole quanto fredda. Come in mille altri film.
Lo scontro giudiziario per l’affidamento, viziato da un’asimmetria di mezzi economici, assurge ormai a topos cinematografico.
Nello svolgimento drammatico della storia, tra dolori che emergono dal passato e dilemmi morali, il tema del bambino prodigio finisce in secondo piano, messo a fuoco più attraverso l’esperienza della madre che quella della piccola protagonista.
Per sbrogliare la matassa si propina un imbroglio poco credibile, dal quale con evidenti contraddizioni (come andare contro le precise ultime volontà di una persona, fino ad allora tenacemente difese) si giunge ad una rappacificazione lacrimevole.
La noia, purtroppo, domina su ogni altro sentimento.