TRAMA
Una divorziata disoccupata e con tre bambini a carico riesce a farsi assumere da un avvocato che non aveva saputo farle vincere una causa. Riordinando alcuni documenti dello studio Erin nota qualcosa di sospetto ed inizia ad indagare sul collegamento fra l’acqua di una centrale elettrica e le frequenti malattie che colpiscono tutti gli abitanti della zona.
RECENSIONI
Un Soderbergh insolitamente sobrio si mette al servizio d'una storia realmente accaduta (la vera Brockovich compare nel ruolo di una cameriera) e, come in Out of Sight, degli interpreti, cucendo addosso ed insieme con Albert Finney e Julia Roberts due personaggi notevoli, di stampo classico, impegnati in un duetto "brillante" impagabile: lei così diretta e interessata alla sostanza, lui più impacciato e attento all'etichetta. Il regista punta su di un realismo a tutto tondo (proletario, simil Ken Loach), sulle prove "vere" degli interpreti (il nume tutelare è John Cassavetes), sulla commozione senza pietismi ed i toni brillanti. La trama ripropone le gesta di Davide (la gente comune) contro Golia (i colossi che insabbiano lo scandalo), ma evita volutamente i cliché del genere, ad esempio omettendo, nel finale, il canonico dramma giudiziario. La Roberts, in un film meno "pulito" e leccato, ha modo di mettersi in mostra con un memorabile ritratto femminile, degno della Norma Rae di Sally Field o della Rosa Scompiglio di Laura Dern: madre "coraggio" proletaria contro la superbia e l'inganno dei potenti, dei saccenti e dei pregiudizi sessisti, alza alta la bandiera della sostanza opposta alla forma, e riesce a guadagnare il rispetto e la fiducia delle persone comuni come lei, al contrario dell'impettita casta forense. Soderbergh è come la Brockovich, una personalità forte ed intraprendente con la sufficiente umiltà (alla faccia di chi l'aveva accusato di formalismo) per rinunciare all'orgoglio (a mostrare se stesso) quando necessario, quando in gioco ci sono dei moti umani.
Questo film rappresenta un progetto nato per lanciare la diva più potente del pianeta come valida interprete. Ed anche per smentire il luogo comune che la vede mietere grandi successi solo quando incarna l'eroina da commedia romantica e disimpegnata. Questo doveva essere un ruolo diverso e nuovo quindi, ed in parte lo è. Eppure il successo non ha voltato le spalle alla Roberts. In effetti il film concilia un certo impegno sociale con un'atmosfera più da commedia che da legal thriller o pellicola drammatica. Basta pensare agli scambi fra Erin ed il suo capo: decisamente da commedia brillante. Questo permette al pubblico di non intristirsi di fronte alle storie di persone ignare colpite da una serie interminabile di terribili malattie a causa dell'acqua inquinata. La Roberts poi recita in modo più convincente del solito. Questa giovane donna attraente tutta Wonderbra e minigonna dice più parolacce di un uomo ed è più volgare di quanto non fosse Pretty woman prima di disporre dei soldi di Gere. In più si dimostra, più che determinata, aggressiva in non poche occasioni, e per una volta gli uomini e l'amore non sembrano essere al centro dei suoi interessi. Poco romanticismo, più ideali, grinta, senso di giustizia e amore per i tre figli. Eppure con questo personaggio che sarebbe di certo risultato poco gradevole se interpretato da Demi Moore (e non solo lei) Julia conserva simpatia e, incredibile a dirsi, un minimo di grazia. Tutto questo in virtù della sua immagine consolidata, del sorriso da Bambi e di un'aria di fragilità più forte del fascino delle sue lunghissime gambe.
Il film e la sua protagonista funzionano quindi. Tuttavia nessuno ricorderà a lungo la pellicola. Perché non regala grandi emozioni, non incolla alla poltrona con la suspance, non coinvolge nel profondo. La critica della società che non tutela i deboli, del modo in cui l'apparenza nelle persone sembra contare più della sostanza, del modo in cui il denaro beffa la giustizia, è superficiale quanto il talento legale di una donna del tutto inesperta. E la realizzazione rimane dignitosa, corretta, ma nulla di più.
Molto bravo Albert Finney.