TRAMA
Durval è un trentenne che vive con l’anziana madre nel retro del negozio di dischi (la “Durval discos”, come dice il nome, “non si occupa di CD”) che gestisce. Le loro esistenze entrano nel caos nel momento in cui nella loro “vita di coppia” si inserisce un elemento estraneo, una bambina rapita e abbandonata in casa loro da una sedicente donna delle pulizie.
RECENSIONI
“La sceneggiatura è ispirata ai vecchi negozi di dischi che si trovano nel caratteristico quartiere di Pinheiros, a São Paulo. Il tema del film è il classico ed eterno conflitto tra madri e figli”, afferma la regista, classe 1964, al suo esordio nel lungometraggio. Un esordio positivo in un film che va doverosamente inserito tra le sorprese più piacevoli di questo festival. “Durval discos” è un oggetto semplice, la messa in scena precisa e crudele di un meccanismo che si scardina dall’interno a causa dell’intrusione di un granello di polvere nei suoi ingranaggi. Il guscio del meccanismo è costituito dall’edificio all’interno (o nei vicini dintorni) del quale si svolge tutta quanta l’azione. E va sottolineata la straordinaria bravura di Anna Muylaert nel muoversi e far muovere i personaggi negli interni di una casa che assume con il procedere del film contorni multiformi, dal ventre materno fino alla prigione nel momento in cui i confini si irrigidiscono, in coincidenza con il prendere forma dell’ossessione che lentamente si insinua nella follia. Un processo fotografato in un mutamento di toni, una discesa che dalla commedia leggera sprofonda verso il grottesco e il surreale, un vortice soffocante che culmina nell’inquadratura finale, punto di rottura che investe e devasta il film con la distruzione della casa\set.
