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TRAMA
[Film non uscito nelle sale italiane] Johann Rettenberger, maratoneta e rapinatore di banche, esce di prigione dopo avere scontato una condanna di sei anni e riprende le vecchie abitudini.
RECENSIONI
Born to run
Il nuovo film di Benjamin Heisenberg, voce relativamente nuova e sicuramente interessante del cinema tedesco, è ispirato alla storia vera di Johann Kastenberger, già ricostruita nel romanzo omonimo di Martin Prinz. Soprannominato Pumpgun-Ronnie per la tecnica con cui rapinava le banche (fucile a pompa e maschera di Ronald Reagan), Kastenberger era anche un podista di alto livello. Nel 1988, anno della sua morte, stabilì il nuovo record della Kainacher Bergmarathons, maratona alpina durissima che raggiunge la vertiginosa altitudine di 2000 metri, finendo in 3:16:07. Con maestria hitchcockiana, Heisenberg costruisce un personaggio silenzioso, meticoloso e solitario che non riesce a rinunciare alle sue assuefazioni; da una parte alle endorfine prodotte dalla corsa, dallaltra alladrenalina scatenata dalle rapine. Arrischiandosi in imprese sempre più rocambolesche, come derubare due banche di fila per poi scapparsene a piedi inseguito da numerose volanti della polizia, Johann si ritroverà solo e braccato, fino allinevitabile e tragica conclusione. Le due attività di questo singolare eroe negativo si prestano ad essere raccontate in modo superbo dalla macchina da presa, che Heisenberg saggiamente non si lascia mai sfuggire di mano. Attraverso una narrazione controllata e rigorosa, quasi classica, il regista riesce ad esplorare il potenziale cinetico della sua stupefacente materia prima senza farsi sopraffare dallazione.
Per sua stessa ammissione in conferenza stampa al New York Film Festival, Heisemberg si è ispirato ad Elephant di Gus Van Sant per l’uso del rack focusing, ovvero della selezione di campo realizzata lavorando sulla focale, con il quale il regista incolla il pubblico al personaggio, alle sue ossessioni, al suo lento sgretolarsi. La lunga, interminabile fuga finale è un capolavoro di suspense che sapientemente capitalizza su una costruzione di ambienti e modus operandi dettagliata e perigliosa, ma mai descrittiva. Bravissimo Andreas Lust, che si trasforma in un maratoneta credibilissimo e che sostiene abilmente la fisicità e il dinamismo richiesti dal ruolo.
