
TRAMA
Una vita vissuta nel rispetto delle regole dona ad Henry solo un illusorio benessere: in realtà egli non possiede nulla. Un giorno si sveglia e lo specchio gli rivela che non ha più neanche un volto.
RECENSIONI
Dopo sei anni di silenzio Romero torna con questa produzione televisiva: BRUISER è un lavoro ingiustamente ignorato, poco amato persino dai romeriani, forse perchè lontano dalla consueta poetica horror del suo autore che qui pare preferire la forma dell’apologo, seppur travestito da thriller. Il protagonista, sfruttato dalla moglie fedifraga, umiliato dal suo capufficio (uno Stormare mattatoriale), derubato dalla domestica, raggirato dal suo migliore amico, si ritrova una mattina senza volto: la sua faccia è ridotta a una maschera bianca totalmente inespressiva. Il lavoro, dietro la patina gialla (l'uomo senza volto, diventato un implacabile assassino, viene ricercato dalla polizia), nasconde dunque una favola nera, un'amara riflessione sull'America odierna e sulla perdita della sua identità. Come in THE HOLLOW MAN di Verhoeven anche qui il protagonista è di fatto invisibile, oggetto dell'indifferenza generale, ignorato fino al momento della feroce vendetta. Romero suggerisce la sua condizione attraverso pochi significativi elementi: una casa in lavorazione, senza porte e quasi vuota, l'impossibile ricerca della polizia (come si può identificare un assassino senza identità?), il ricorso alle maschere (soprattutto nella scena finale della festa in costume, in cui la confusione nell'attribuzione dei ruoli raggiunge il suo apice). Pessimista, quasi kafkiano, l'ultimo film di Romero è, al di là degli esiti, la conferma del credo artistico di questo maverick irriducibile, che ha fatto dell'indipendenza la sua bandiera e la sua personalissima croce.
