Animazione

BOXTROLLS

Titolo OriginaleThe Boxtrolls
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2014
Durata100'
Tratto dadal libro di Alan Snow “Arrivano I Mostri!”
Montaggio
Scenografia

TRAMA

A Cheesebridge, elegante cittadina dell’epoca Vittoriana i cui abitanti sono ossessionati dalla ricchezza e dalle classi, abitano anche i Boxtrolls, un esercito di mostriciattoli creduti ladri e malvagi rapitori di bambini, creature in realtà adorabili che abitano le fogne e rovistano nei rifiuti, messi al bando dalla società. Tra loro c’è anche un orfano umano che i Boxtrolls hanno accolto e cresciuto fin dall’infanzia e che cercherà di collegare il loro mondo con quello degli umani, sperando in un cambiamento.

RECENSIONI

La stop-motion può essere considerata l’anima nera dell’animazione, in effetti si adatta perfettamente al gotico di alcuni racconti e con le piccole imperfezioni, i tratti indefiniti, la fluidità intermittente, contribuisce a permearne in modo sinistro le atmosfere. Ne è un esempio il lavoro di Tim Burton (Nightmare Before Christmas, La sposa Cadavere e Frankenweenie), ma anche il grottesco e il british humour dei personaggi della Aardman Animations (Wallace & Gromit  e Shaun - vita da pecora in primis, oltre ai lungometraggi Galline in fuga e Pirati! Briganti da strapazzo). La Laika, studio di animazione statunitense, grazie ai successi di Coraline e la porta magica e ParaNorman, si è ritagliata una posizione di tutto rispetto nella produzione di lungometraggi in stop-motion e Boxtrolls, pur ibridato da interventi in computer grafica, ne è sicuramente una conferma dal punto di vista tecnico. Sono tantissimi, infatti, i dettagli con cui viene riprodotta l’epoca vittoriana in cui è ambientata la bislacca vicenda e sequenze molto complesse, con innumerevoli personaggi in perenne agitazione e prodigiose invenzioni meccaniche in stile steampunk, si succedono con scorrevolezza. Il lato nero, altro marchio di fabbrica della Laika, è esaltato dal senso di decadenza di scenografie e costumi, curati con grande attenzione al particolare e alla resa visiva.

I colori sono cupi e una sorta di sudiciume ricopre personaggi e ambienti trasmettendo volutamente un degrado, anche morale, tutt’altro che rassicurante. Un contrasto curioso rispetto ai colori accesi e confortanti, alle linee rette o felicemente ricurve, alla netta separazione tra bene e male, di gran parte dell’animazione contemporanea. Più spumeggiante sulla carta, però, che sul grande schermo, a causa di una sceneggiatura decisamente sottotono, incapace di creare interesse nei confronti dei protagonisti, con motivazioni e sviluppi del tutto inadeguati per riempire lo spazio di un lungometraggio. Se le immagini cercano e trovano l’originalità, quindi, il lato narrativo si affida invece a ovvie contrapposizioni, del tutto insufficienti a dare spessore ai personaggi e al loro agire, e a gag piuttosto urlate che non suscitano alcuna ilarità ed empatia. È soprattutto l’umorismo, su cui il film pare puntare incautamente, a fare cilecca, perché puerile e privo di quella trasversalità necessaria per raggiungere ogni generazione di pubblico. Il rischio, purtroppo non arginato, è quello di risultare troppo infantile per i grandi e pauroso, o tutt’altro che immediato, per i piccini. Tra voli, piroette, cadute a perpendicolo, salti e strilli, il lieto fine giunge inevitabile e liberatorio, soprattutto per lo spettatore, alla lunga più tediato che piacevolmente intrattenuto. Non lascia traccia la morale di accettazione del diverso, con i boxtrolls, in realtà innocui e simpatici, favoleggiati come ladri di bambini, assassini e rapinatori per giustificare i giochi di potere dei cattivi di turno. Esornativo, come sempre più spesso accade, il 3D.