Avventura, Azione, Fantascienza, Streaming

GHOSTBUSTERS – MINACCIA GLACIALE

TRAMA

Tre anni dopo gli eventi di Legacy, tutti i protagonisti di trasferiscono a New York, dove il sindaco Walter Peck vuol far chiudere baracca e burattini ai Ghostbusters. A quel punto, succedono un sacco di cose, niente di sensato o minimamente interessante, però.

RECENSIONI

Nell’episodio Cartoon Wars Parte II di South Park, Cartman scopre che gli sceneggiatori dei Griffin sono dei lamantini che, nella loro vasca, scelgono a caso tra alcune sfere idea divise in 5 tipologie e le portano fino all'altra estremità della vasca. A quel punto, gli argomenti scritti sulle cinque sfere vengono combinati e trasformati in una gag, del tutto arbitraria. Io credo che, per scrivere la sceneggiatura di Ghostbusters – Minaccia Glaciale, sia stato utilizzato un metodo simile (spero senza maltrattare nessun lamantino). Diversamente mi risulta difficile comprendere la ratio che sottende uno script totalmente sfilacciato, incoerente, stiracchiato e privo di senso. Archiviato sommariamente il capitolo scrittura, esiste un livello di costruzione cinematografica (o anche extracinematografica) che funziona? Non credo. Anzi, no. Se si eccettua la sequenza post-iniziale (anche il prologo newyorkese primonovecentesco non è malaccio) di inseguimento ectoplasmico tra le strade di New York, il resto è un pasticcio incomprensibile (a diversi livelli) su tutta la linea. Registicamente anonimo, umoristicamente imbarazzante e nostalgicamente inconsistente. Se almeno in Legacy un po’ di affetto eighties era palpabile e qualche scintilla di commozione autentica balenava, qui il passato appare anzi un bolso fardello del quale è impossibile liberarsi (d’altra parte, basta guardare Bill Murray in faccia per capire tutto). Se togliamo anche, infatti, le citazioni (formali e contenutistiche) di certo cinema che Jason Reitman aveva richiamato con competenza e affetto apparentemente sincero (dai Goonies a E.T. passando per i Gremlins) e una ricattatoria meta-commozione legata ad Harold Ramis, quello che rimane di questo Minaccia Glaciale non raggiunge nessuna soglia di decenza.
Mi sento di riconoscergli sono due obliqui meriti: 1) impone una rivalutazione del reboot di Feig del 2016, che era una schifezzuola ma, col senno di poi (e di Frozen Empire) venne fin troppo bistrattato; 2) a opinabile titolo personale, per vie traverse finisce (giustamente) per ridimensionare anche il fenomeno cinematografico Ghostbusters (ne parlavo qui), che ha avuto un’eco e un impatto obiettivamente sproporzionati (e  spropositati) rispetto ai suoi meriti obiettivi.